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Lavoro: il turismo traina l'economia pisana

E' quanto risulta dai dati Excelsior relativi al secondo trimestre 2016. L'allarme di Confcommercio: "Allarme negozi tradizionali: perdiamo un valore sociale e di legalità”

Una persona assunta nel turismo ogni 4 ore e mezzo. E' proprio il turismo ad alimentare la domanda di lavoro nelle imprese pisane. I dati Excelsior relativi al secondo trimestre 2016 registrano un aumento della domanda di lavoro nelle aziende pisane nei mesi di aprile, maggio e giugno,  pari a 2.150 ingressi che in termini percentuali valgono un +18,1% rispetto al II trimestre del 2015, quando le assunzioni furono 1.820. “Il 30% di queste assunzioni, per un totale di 490 nuovi assunti, è appannaggio del settore turismo, alloggio e ristorazione - commenta il direttore di ConfcommercioPisa Federico Pieragnoli - un trend che dura da anni e che conferma la centralità di questo settore nel presente e nel futuro della nostra provincia. Se consideriamo che il resto delle assunzioni riguarda altri servizi (22%), commercio (12%) e servizi alla persona (6%), si comprende bene come il terziario, con un 70% circa delle assunzioni complessive, è ormai diventato il pilastro fondamentale della nostra economia”.

Dati confermati anche dal trend dal tasso di crescita delle imprese pisane: “Sempre nei tre mesi di aprile, maggio e giugno 2016 a crescere più di tutto il resto sono le imprese della ristorazione +5,6% e alloggio +5,2%, il 33% circa di tutte le imprese provinciali. Alberghi, negozi e ristoranti danno lavoro alla bellezza di 35mila persone, per questo ci battiamo con le amministrazioni locali, che troppo spesso sembrano non capire l'importanza della posta,  affinché questo tema diventi una priorità assoluta delle loro politiche pubbliche, prima che sia troppo tardi”.

Il direttore della Confcommercio pisana pensa soprattutto alla crisi del commercio: “Nel solo 2015 in provincia di Pisa si registra un saldo negativo tra natalità/mortalità di circa -200 negozi al dettaglio, numeri che confermano una emorragia che prosegue da troppo tempo. Il commercio tradizionale ha superato crisi darwiniane, stretto tra un tracollo dei consumi e una deregolamentazione sciagurata che ha dato il colpo di grazia ad esercizi che rappresentano un valore dei nostri centri storici e un presidio sociale e di legalità”.
 

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