'La gramma della fanta' in scena al Teatro di Lari
Nella conoscenza moderna si riscontra poca chiarezza e molta indecisione nel descrivere il verbo immaginare. Per molti l'atto di immaginare, così come la parola stessa immaginazione, sono qualcosa di vago, di astratto, un processo di difficile spiegazione, legato all'intuizione geniale e, nella vita quotidiana, attribuito al comportamento di alcune persone, allo "stare sulle nuvole", molto più utile all'età della fanciullezza che a quella adulta. A ben guardare, tutte queste idee risultano essere figlie del pensiero romantico, che tende ad isolare l'immaginazione e la creazione al solo campo artistico, escludendola all'utilizzo di tutti.
Nella sua La Gramma della Fanta Rodari sottolinea la necessità di smentire ogni teoria romantica sull'immaginazione e di ridare la capacità immaginativa a tutti, attraverso un allenamento quotidiano che tolga la polvere dai suoi ingranaggi, impigriti dalla miriade di messaggi mediatici ai quali siamo sottoposti. Chi usa la fantasia è capace di reagire in maniera creativa agli stimoli provenienti dall'esterno; per questo è necessario seguire un bell'allenamento e Rodari non si risparmia nel suggerirci numerose tecniche.
Così, seguendo gli insegnamenti del maestro lo spettacolo approda a un binomio fantastico: una ragazza adulta, una donna ormai, e la scuola, l'istituzione scolastica.
La Gramma della Fanta, attraverso le tecniche inventate e utilizzate da Rodari mescola abilmente realtà e fantasia, creando una nuova dimensione spazio temporale quasi fiabesca che tra gioco, convenzione teatrale, follia e reali desideri, riflette sulle contraddizioni dell'essere umano.
Basta un niente affinché l'uomo tiri fuori il peggio di sé.
Regia Matteo Cecchini con Giulia Aiazzi e Lorenzo Tempestini