'Benvenuti in Casa Gori' al Quaranthana
Benvenuti in casa Gori è la cronaca di un pranzo di Natale realmente accaduto in casa Gori a Pontassieve. Quel giorno santo, intorno al desco si ritrovano riuniti in dieci: il novantenne Annibale Papini, Gino Gori il capofamiglia, sua moglie Adele e il loro figlio Danilo, Cinzia, la di lui fidanzata, Bruna secondogenita di Annibale, Libero, suo marito, Sandra, la loro figlia; Luciano, marito di quest'ultima e la piccola Samantha (il th è importante) di due anni, frutto del matrimonio di Sandra e Luciano.
Inoltre via etere, avrebbe dovuto essere presente anche Carol Wojtyla, ma quel giorno il Santo Padre, strano a dirsi, si fece attendere in televisione più del dovuto. E fu proprio aspettando l'Urbi et Orbi che i dieci, in mancanza di un'alternativa ragionata, non poterono fare a meno di ingannare il tempo tirando fuori il catalogo dei loro problemi esistenziali; e che non fossero rose e fiori apparve chiaro quasi subito. Per un fortunato caso quel Natale mi trovavo a Pontassieve e in visita alla famiglia Gori.
Benvenuti in casa Gori è pezzo di storia del teatro che debuttò nel 1986 ora torna a sferragliare con intatta bellezza e con integro senso. Un ghiotto, sincero e tellurico sproloquio che è un omaggio d'amore alla Toscana, allo scherzare toscano, alle zingarate toscane, alle dispute toscane e alla tosta manifestazione degli affetti della provincia toscana. Primo capitolo della fortunata Trilogia dei Gori, edito da Titivillus, che ha riscosso enorme successo anche nella versione cinematografica.