Teatro: 'L'inconciliabile ossia l'importanza dell'orologio'
Il 20 e il 21 novembre prossimi andrà in scena presso il Teatro Lux di Pisa il nuovo spettacolo: "L'inconciliabile ossia l'importanza dell'orologio" del drammaturgo e attore lucchese Tiziano Rovai (il testo è risultato vincitore della Prima edizione del Concorso Letterario Nazionale Il Colombre). La regia è curata dalla scrittrice pisana Annalisa Pardi (Trio, Sulle spallette alle nove, etc...) mentre le musiche originali sono composte dal direttore dell'Orchestra Universitaria di Pisa Manfred Giampietro.
Regia: Annalisa Pardi
Con: Sara Teresa Russo, Annalisa Pardi, Alessandro Feron.
Musiche originali: Manfred Giampietro
Scene: Alessandro Feron
Costumi: Nowar Prato
Mixer: Elia Taddei, Zeno Taddei
Luci: Massimo Lupi
Biglietti: 8 euro ridotto (under 26 e studenti, over 65), 10 euro intero
Contatti: tel.: 050.550317, e-mail: cinemateatrolux@gmail.com
Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
Va, per te l’ho pregato, – ora la sete
mi sarà lieve, meno acre la ruggine…
E. Montale, In limine, Ossi di Seppia
In principio era il congegno.
Tutto sembra continuare a ripetersi nel migliore dei modi, dentro l'orologio costruito dal maestro Perrelet. Eppure qualcosa s'inceppa, proprio in vista della gara che stabilirà quale dovrà essere il nuovo orologio del municipio. Qualcosa s'inceppa nel meccanismo esterno ai personaggi, ma qualcosa si inceppa anche dentro di loro. Come nel racconto rivelatore di Pirandello, il treno fischia, e i personaggi all'improvviso si trovano a dover fare i conti con una coscienza mutata, che non fornisce più risposte convincenti per i sempre più assillanti dubbi.
La ripetitività del linguaggio e la routine degli ingranaggi che caratterizzano i due pupazzetti XY e XX diventano lo specchio della vita di ciascun uomo, chiuso nella gabbia consolante ma angusta della convenzione e del quotidiano. Le strette dei discorsi obbligati e dei gesti compulsivi opprimono i pupazzetti sì, ma anche l'orologiaio, creatore paterno e terribile, mostruoso ed esigente dio.
Perché i due pupazzetti devono solo e soltanto battere le ore? Non potrebbero invece aspirare ad un briciolo di libertà, a lasciare martello e campanella per assaporare una vita che sia meno prevedibile?
E la questione che qui viene posta travalica il senso di una più banale ricerca dell'emancipazione, a favore di un problema etico più grande: e se tutti noi fossimo soltanto pupazzi di un meccanismo enorme, e se la libertà non fosse che un'illusione?