A scuola non si gioca alla guerra
L’ultimo mese di attività didattica delle scuole pisane si preannuncia intenso: il 29 aprile, al rientro dal lungo ponte pasquale, gli studenti e le studentesse della città sono "invitati" a partecipare alla “Giornata della Solidarietà”, iniziativa ormai di lunga data in cui una mattinata di percorsi culturali e scientifici si conclude con il lancio dei paracadutisti della Folgore sul ponte di Mezzo. La “Giornata” è strutturata in percorsi riguardanti gli articoli della Costituzione: colpisce il fatto che l’articolo 11 dei principi fondamentali, che inizia con la frase “L’Italia ripudia la Guerra”, sia affrontato con percorsi presso il Capar e la 46° Brigata, istituzioni impegnate nei teatri di guerra a cui l’Italia partecipa anche in virtù della sua appartenenza alla NATO.
Viviamo in un momento critico: Greta Thunberg ha detto in questi giorni che l’umanità piange l’incendio di Notre Dame con paura e dolore perché sente che il pianeta intero sta andando a fuoco. La guerra è endemica a sud del Mediterraneo fin dall'attacco all’Iraq del 2003, e le sue conseguenze le vediamo tutti i giorni.
In questa situazione, che richiede il più grande sforzo collettivo per ripensare il nostro modo di vivere e di agire, non è possibile presentare in modo spensierato ai ragazzi e alle ragazze la guerra in modo “ludico”. Occorre che sappiano che, mentre gli si dice giustamente di spegnere le luci, usare i mezzi pubblici e tenere basso il riscaldamento, il consumo di ossigeno e la produzione di CO2 dovuti alle acrobazie di un solo aereo da guerra vanificano mesi interi dei loro sforzi. ( Padre Alex Zanotelli, durante il convegno sui 70 anni della NATO ha ricordato che il Pentagono è il più grande produttore di CO2 a livello mondiale). Occorre che sappiano che le armi prodotte e vendute dall’Italia uccidono i loro coetanei in altri paesi del mondo e che molte di queste, forse nucleari, partono da Camp Darby, il cui ampliamento e potenziamento è costato l’abbattimento di 1000 alberi del parco di Migliarino-San Rossore. E occorre che sappiano che la loro presenza è anche frutto del fatto che si spendono miliardi in missioni militari e sistemi d’arma mentre si continuano a tagliare finanziamenti all’istruzione, alla sanità, al welfare.
Noi sosteniamo le docenti e i docenti che si oppongono a questa sottile propaganda di guerra nelle loro scuole consapevoli che si tratta di un pezzo della militarizzazione delle nostre vite e della nostra società.