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Buoni spesa: critiche dal Pd sulle modalità a Pisa

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

In queste settimane di grande difficoltà, come Partito e come Gruppo ci siamo messi a disposizione della città per provare a risolvere insieme le varie problematiche. Abbiamo interloquito con i nostri parlamentari e i consiglieri regionali per i tanti interventi messi in atto per l'emergenza covid19: a partire dalla vicenda della chiusura delle poste, alla distribuzione delle mascherine che oggi finalmente come da nostro suggerimento verranno distribuite casa per casa e non con assembramenti di fronte ai supermercati, ai tanti finanziamenti in campo sanitario ed economico tramite gli ammortizzatori sociali. La richiesta di riattivare subito le commissioni e l'attività del consiglio nasce dalla necessità di mettere in campo un piano di emergenza vero, con interventi certi, mirati e fruibili facilmente da chi ne ha bisogno. Nel frattempo abbiamo già avanzato proposte scritte sul piano sociale-sanitario e su quello economico.

Ci preoccupa invece l'approssimazione con cui l'attuale maggioranza gestisce l'emergenza a partire dall'infelice scelta di affidare ad una telefonata alla Società della Salute che è diventata impossibile da fare per l'assegnazione dei primi buoni pasto. I quasi 500.000,00 euro che il Governo ha stanziato per il Comune di Pisa da destinare ai cittadini in difficoltà sono senza dubbio la prima boccata di ossigeno vero. Ad oggi mentre tutti i Comuni hanno già da tempo pubblicato e pubblicizzato i criteri di assegnazione dei buoni ed i metodi per la richiesta, prevedendo anche la domanda on line con invio sul cellulare del buono, il Comune di Pisa ha pubblicato notizie sul sito con estremo ritardo senza che siano spiegate in modo specifico le modalità e senza che sia predisposto un piano operativo e comunicativo che permetta a tutti di venirne a conoscenza e con una gestione che tiene fuori la SdS. Il punto non è banale, il Comune di Pisa gestirà tali buoni senza l'attivazione dei servizi sociali, senza una reale mappatura del bisogno conosciuto e soprattutto di quello generato dalla mancanza di lavoro da emergenza covid19. Anche le notizie pubblicate sul sito non specificano i criteri di prevalenza e mancano procedure semplici di accesso, rischiando di escludere molte di quelle famiglie per cui l'aiuto è essenziale. Riteniamo, ad esempio, che sarebbe necessario prevedere una quota maggiore per coloro che devono comprare medicinali non esenti o che abbiano figli nei primo anni di età.

Da subito abbiamo chiesto come gruppo di inviarci la documentazione anche per poter diffondere le modalità con azioni operative ma le uniche cose che leggiamo sono notizie sul sito, in gran parte che riprendono esclusivamente quelle governative. Il Sindaco pensa ancora di gestire la richiesta tramite le telefonate in Comune, scatenando nuovamente un nuovo “call-day” che renderà impossibile l'accesso ai più? I post pubblicizzati dall'assessora al sociale che distribuisce gli aiuti sulle segnalazioni dei consiglieri della lega e quanto sta avvenendo a Massa dove le mascherine vengono distribuite in banchetti, con i consiglieri della Lega e di Fratelli d'Italia, o altrove dove si consegnano mascherine con il logo di di questi ultimi, fa temere che non si è capito che questa fase di emergenza è reale e non un'occasione di propaganda. La difficoltà economica di chi non sa come fare la spesa non può essere piegata ad esigenze politiche.

Da questa situazione ne usciamo solo se insieme con serietà saremo tutti al lavoro per tutti e non per una parte. Il tema è serio per questo continueremo a chiedere procedure trasparenti e che garantiscono l'arrivo dell'aiuto sul reale stato di bisogno. Su questo non faremo sconti e sui criteri scelti e sui modi di assegnazioni controlleremo puntualmente e chiediamo di essere celeri a dare risposte perché questo mezzo milione di euro può essere vitale per molti dei nostri concittadini e non vogliamo che diventi invece strumento per propaganda o approssimazione.

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