2 giugno: tutti in Piazza dei Miracoli per la Festa della Repubblica
Filippeschi: "Ringrazio il Presidente Napolitano che, nel legare la Festa della Repubblica alle celebrazioni per il 150° dell'Unità d'Italia, ci aiuta a ricordare che siamo un grande paese che non deve arrendersi a nessuna miseria del presente e deve riprendere a costruire il suo futuro"
I sindaci dei comuni, le più alte autorità civili e militari dell’area pisana hanno reso omaggio ieri alla proclamazione della Repubblica all'ombra della Torre Pendente, luogo simbolo della città. La festa si è svolta sotto lo sguardo ammirato di migliaia di persone che hanno affollato la piazza per assistere alla cerimonia.
Ecco l'intervento del sindaco di Pisa Marco Filippeschi
Sono passati sessantacinque anni da quel due giugno 1946 in cui i cittadini italiani – e per la prima volta le cittadine italiane – furono chiamati ad esprimersi sui fondamenti del nuovo Stato che si andava formando quale frutto della Resistenza, della lotta di Liberazione, dopo la catastrofe della guerra voluta dal fascismo e l’abominio dell’Olocausto dovuto al razzismo dei fascismi, e ad eleggere i Deputati all’Assemblea Costituente che avrebbe elaborato il Testo della nostra legge fondamentale.
Non sono mancate anche in questi giorni, voci dissonanti, stridenti nel tentativo di mortificare l’importanza di questo giorno e del suo significato. Pisa condanna chi vuole svalutare questa memoria e chi ha tentato di farlo verso il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia, ricevendo dai cittadini, così coinvolti, in tutto il paese, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, la risposta più chiara.
Il due giugno del 1946, si portarono a compimento idee maturate durante il Risorgimento, condivise dalle forze della Resistenza, volute come realizzazioni concrete dal popolo italiano che si pronunciò, allora, per la Repubblica.
Le nostre aspirazioni hanno un orizzonte più ampio che si chiama Europa e un obiettivo che si chiama democrazia. Nessuna della sfide che stanno davanti a noi può essere affrontata al di fuori di questa prospettiva.
La democrazia è ancora un obiettivo perché la difesa intransigente della legalità repubblicana, dell’equilibrio fra i poteri dello Stato sancito dalla Costituzione, il rispetto delle leggi e delle regole di civile convivenza, la difesa della libertà effettiva dell’informazione, devono essere l’orizzonte necessario e imprescindibile entro il quale collocare istanze e comportamenti. Questo vale in un paese ancora esposto all’aggressione delle mafie, a fenomeni estesi d’illegalità che penetrano anche la sfera pubblica. E per questo nessun presidio dimostratosi essenziale all’opera del potere giudiziario, delle forze dell’ordine e degli apparati dello Stato dev’essere indebolito. Una volta di più ci guidano e ci sorreggono le parole del Capo dello Stato che chiede al Parlamento impegno e coesione per le riforme istituzionali troppo a lungo attese – anche quella, fondamentale, del Parlamento, con l’istituzione del senato federalista, delle regioni e delle autonomie locali – che difende l’autonomia del potere giudiziario e gli istituti di garanzia della legalità, che chiede d’improntare l’azione di chi ha responsabilità pubbliche a trasparenza e sobrietà.
La festa di oggi, che è di gioia perché ricordiamo i momenti fondativi del nostro stato libero e democratico, e di speranza perché troviamo in essi ragioni così attuali, sia dunque l’occasione per costruire e rafforzare quella fiducia di cui l’intero paese ha bisogno.