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Decreto Sicurezza, Diritti in Comune: "Si segua l'esempio di Napoli e Palermo"

Il consigliere Auletta presenta una mozione in consiglio comunale e attacca: "Il comune di Pisa non iscrive più i richiedenti asilo all'anagrafe e non lo farà in futuro. Grave violazione dei diritti"

"Dall'entrata in vigore della 'Legge Salvini' il comune di Pisa non iscrive più i richiedenti asilo all'anagrafe e non lo farà in futuro". E' quanto afferma il consigliere comunale di Diritti in Comune, Ciccio Auletta, che fa sapere di aver presentato una mozione in consiglio comunale affinché il comune di Pisa "sulla base della iniziativa lanciata da diversi comuni, a partire da quello di Napoli e Palermo, applichi la legge alla luce della Costituzione e continui a iscrivere i richiedenti asilo alla anagrafe".

"Il diritto soggettivo all'ottenimento della residenza del richiedente asilo, cittadino non-UE regolarmente soggiornante - afferma Auletta - a Pisa viene negato, ignorando ogni lettura costituzionalmente orientata della normativa italiana in tema di iscrizione anagrafica ma anche della stessa Legge Salvini. Su questo tema si è espressa in maniera chiara l'associazione 'L'Altro Diritto' nel parere fornito all'ANCI Toscana, e inviato per valutazione anche alla dirigente dell'anagrafe del comune di Pisa".

Auletta sottolinea quindi come "l'iscrizione anagrafica, e la conseguente residenza, sono sia un diritto sia un dovere per tutti i cittadini regolarmente presenti sul territorio, che siano italiani o stranieri, e che è un diritto che rende possibile esercitare altri diritti fondamentali. Non riconoscere la residenza nel territorio pisano ai cittadini stranieri in fase di richiesta d'asilo ostacola di fatto il riconoscimento dei basilari diritti della persona basati sulla residenzialità, tra cui l'accesso al sistema sanitario nazionale e quindi l'accesso alle cure e a eventuali esenzioni. L'assenza di residenza ostacola anche l'accesso a tutti i presidi di sicurezza sociale che vengono individuati dai comuni e che, sempre più spesso, in contrasto con la nostra Costituzione, prevedono un tempo minimo di residenza per poter essere richiesti (contributi affitto, alloggi popolari, altri bonus, agevolazioni iscrizioni asili ecc.)".

Secondo il consigliere di Diritti in Comune "avere una carta d'identità favorisce l'instaurarsi di una serie di relazioni sociali che portano gradualmente a un meccanismo di integrazione e inclusione sociale, come ad esempio la ricerca di lavoro. La Legge Salvini in questo senso produce disintegrazione sociale e marginalità, altro che sicurezza".

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