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Il presidente della provincia Andrea Pieroni interviene sulla manovra

Pieroni definisce la manovra "pesante e negativa", c'è bisogno di una riforma vera

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

 

Nei momenti di grave difficoltà tutti sono chiamati a fare la propria parte con responsabilità, coerenza e coraggio. La manovra definita con il decreto legge 138 del 13 agosto scorso è pesante e negativa perché alla fine pagheranno sempre i soliti, sugli enti locali si abbatterà una nuova mannaia che metterà a rischio i servizi ai cittadini, impoverirà i territori, farà salire la pressione fiscale locale, sacrificherà ancora i ceti più deboli e per l’inasprimento del blocco dei pagamenti causerà il rischio fallimento per molte imprese. Inoltre, viene soffocato in culla un federalismo comunque imperfetto e parziale.

Ma proprio nei momenti più critici dobbiamo stare attenti a quanto facciamo. Le Province sono pronte a fare la loro parte, anche se si registra un accanimento sospetto, talvolta demagogico e poco informato su un’ ente previsto dalla Costituzione, che definisce un’entità territoriale e socio-economica, sulla cui base sono organizzate non solo le articolazioni degli uffici pubblici, ma anche tutte le organizzazioni sociali, politiche, economiche, culturali, ricreative, sportive della società.

Come amministratori delle Province vogliamo dare un contributo serio ad una riforma istituzionale che sia vera ed efficace, che riduca effettivamente i costi e renda più efficiente la pubblica amministrazione. Ho detto più volte pubblicamente che serve snellire e tagliare partendo da quegli enti che non hanno dignità costituzionale,  le cui funzioni possono essere attribuite a Regioni, Province e Comuni (Agenzie Regionali, Comunità Montane, Consorzi di Bonifica, Ato e altro). E’ poi l’ora di chiedere con forza al ministro Calderoli, così iperattivo e creativo, perché mai non porta in Parlamento la proposta di abolizione delle centinaia di enti inutili più volte censiti e mai cancellati!

La realtà è che la montagna ha partorito un topolino (“mostruoso” tra l’altro)! Per cui dalla lettura dell’articolo 15 del decreto legge del 13 agosto, fatti bene i conti, risulterebbero soppresse 22 province su 110; con alcune anomalie, per cui Liguria e Umbria avrebbero solo una Provincia (avrebbe senso?) e il Molise nessuna! Con l’ulteriore anomalia che il Trentino, il Friuli, la Sardegna (che ha da poco raddoppiato le Province da 4 a 8 con legge regionale) e la Sicilia, in quanto regioni a statuto speciale, non sarebbero toccate dal provvedimento. Con l’anomalia ulteriore per cui sparirebbero in Toscana Province storiche come Pistoia e Massa-Carrara (già Apuania) e in Italia resterebbero in vita Province misteriose come quella di Bat (Barletta-Andria-Trani) o nano-Province come la sarda Ogliastra, con i suoi 58.000 abitanti. Che capolavoro di illuminato riformismo pseudofederalista!

Ma non finisce qui! Quanti sanno che la prevista soppressione delle 22 Province – con i conseguenti scarsi risparmi – non avrebbe effetto fino al 2013, allorché i risultati del censimento del prossimo 9 ottobre avranno valore legale? E la stessa cosa vale per l’ipotizzata soppressione dei comuni con meno di 1.000 abitanti. Nei momenti più critici occorre essere ancor più attenti e seri. Ma ciò di cui stiamo parlando è quanto di più improvvisato e caotico si potesse aspettarsi. La verità è che serve una riforma istituzionale organica ed incisiva, che non è possibile fare a colpi di decreto e usando solo il machete.

Per cui, a chi ha voglia di cimentarsi sul tema, propongo una serie di punti. Anzitutto, che non essendoci il requisito della vera urgenza, la parte del decreto che tratta di Comuni e Province venga stralciata. Poi, che si tenga, nel mese di settembre, una sessione straordinaria del Parlamento dedicata alla riforma degli assetti istituzionali che parta dalla decisione di dimezzare il numero dei parlamentari e di eliminare il bicameralismo perfetto con l’istituzione del Senato delle Autonomie, che definisca funzioni e struttura di Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni.

E ancora: che il Parlamento approvi l’abolizione degli enti inutili già censiti; abolisca le Regioni a statuto speciale (status ormai anacronistico!); dia indirizzi alle Regioni per la ridefinizione e la riduzione del numero di Province e Comuni e per l’abolizione di ogni altro ente intermedio (siamo o no nell’epoca del federalismo?). Infine, che sia respinta l’ipotesi di fare delle Province organi di secondo livello non elettivi (sarebbe solo un appesantimento burocratico!)

Andrea Pieroni
presidente della Provincia di Pisa

 

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