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Italia, uniti per il Cile

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

La grande manifestazione nazionale in supporto al movimento di protesta cileno A seguito dell’incremento del prezzo del biglietto per utilizzare la metro di Santiago durante le ore di punta, il Cile vive da quasi un mese in un clima caratterizzato da proteste e violenza repressiva. I primi a mobilitarsi sono stati gli studenti, i quali hanno inoltre denunciato la mancanza di risorse indirizzate all’istruzione ed hanno cercato in ogni modo di evitare il pagamento del biglietto, saltando i tornelli di accesso al servizio metropolitano, davanti all’iniziale impotenza della vigilanza, dei carabineros cileni e dei militari. L’incremento del prezzo di accesso alla metropolitana era solo la punta dell’iceberg in quella che si potrebbe definire come la crisi del neoliberalismo. La reazione del governo non si è fatta attendere ed è stata durissima. Durante la giornata di venerdì 18 ottobre, la repressione nei confronti degli studenti è stata molto violenta e ci sono stati una quarantina arresti (anche di minori, illegalmente detenuti). La metro è stata chiusa, a causa del salto dei tornelli e di alcuni scontri verificatisi tra studenti e carabineros tra le principali vie di collegamento della città. La tensione cominciava certamente a salire, ma ancora nessuno poteva immaginarsi quello che sarebbe accaduto da lì a poche ore. Anche la popolazione inizia a dar man forte alla causa degli studenti, reagendo soprattutto alla sproporzionata violenza di cui il governo ha abusato nei confronti dei ragazzi, tra cui anche minorenni, presentandosi così per le strade a manifestare contro il caro vita e le ingiustizie economico-sociali imposte dal sistema da trent’anni a questa parte. Di fronte alla ribellione del popolo, il Presidente cileno, Sebastián Piñera, decide di dichiarare lo Stato di Emergenza. Questa condizione lascia il potere in mano ai militari per quel che concerne la sicurezza interna dello Stato, in modo tale da ristabilire la condizione anteriore di normalità. È la prima volta dalla dittatura di Pinochet (1973-1990) che questa istituzione viene utilizzata in un caso che non sia di emergenza climatica – come accadde durante lo tsunami che colpì il Cile nel febbraio 2010 – di fatto, ha come obiettivo la repressione della volontà del popolo e della protesta sociale da parte delle Forze Armate, quindi utilizzate in questo caso a scopo politico. Nonostante l’utilizzo della forza legittimato da Piñera e l’abuso sconsiderato di diritti umani, che ha causato la morte di alcuni manifestanti - il cui numero, secondo le cifre ufficiali, ammonta a 19, ma sembrerebbe più grande –, l’arresto di quasi 3000 persone in condizioni non rispettose dei diritti umani, molti desaparecidos, 580 manifestanti feriti e, inoltre, lo stupro e le molestie di molte donne, la gente del Cile continua a presentarsi in strada e a manifestare con sempre maggior orgoglio ed enfasi per proteggersi contro l’ingiustizia causata dal governo e incitando il Presidente a rinunciare, al grido “No volveremos a la normalidad” e chiedendo una nuova Costituzione che sostituisca la attuale, creata ai tempi della dittatura e, dunque, da considerarsi iniqua. Persino in Italia qualcosa si sta muovendo, grazie al coordinamento della comunità cilena che vive nel nostro Paese, si sta organizzando per il giorno di sabato 9 novembre una manifestazione a livello nazionale in diverse città importanti come Torino, Milano, Genova, Bologna, Roma e Napoli. Quest’ultima si terrà anche a Pisa, in Piazza XX Settembre dalle ore 16:00 alle ore 19:00, ed è organizzata da un gruppo di ragazze unite dal senso di giustizia e dalla vicinanza al mondo cileno – chi per origine, chi per interesse. Si vuole mostrare solidarietà alla resistenza che il popolo cileno sta affrontando, chiarire la situazione che il governo cileno cerca di nascondere al resto del mondo e far conoscere le ragioni che spingono la popolazione cilena a manifestare senza sosta. L’obiettivo è quello di avere il maggior numero di partecipanti possibile, anche tramite l’invito di associazioni come Amnesty International, Ni Una Menos Pisa, ARCI, Progetto Rebeldia, La collettiva Pisa, L'altro Diritto Pisa (ONG), il Movimento culturale "WE CARE", l’adesione degli studenti di Scienze Politiche - e non solo - dell’Università di Pisa, la presenza di attivisti e, ovviamente, degli italo-cileni. Per tale motivo, le organizzatrici (Martina Alpa, Gaia Costantino, Barbara Guerra ed Evelyn Prieto) si stanno mobilitando anche tramite i social attraverso l’evento su Facebook “Manifestazione dall' Italia al Cile”. La speranza è quella di inviare un messaggio di unione e fratellanza, utilizzando gli stessi simboli delle proteste cilene, e far capire che anche noi italiani siamo vicini ai cileni sostenendo pienamente il diritto di protesta e denunciando a gran voce le persistenti violazioni dei diritti umani perpetrate ai danni dell’intera collettività, dalla proclamazione dello stato di emergenza in poi. Il popolo lotterà fino a quando la dignità diventerà abitudine.

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