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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Rifondazione Comunista interviene sul diritto allo studio

Bando regionale per le borse di studio, PRC Pisa: "Il diritto allo studio va mantenuto ed esteso. Serve mobilitazione di massa contro la crisi e la manovra finanziaria"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Il diritto allo studio è vitale per costruire una società di liberi ed uguali. I costituenti, per combattere il classismo e garantire la democrazia, hanno attribuito alla Repubblica un ruolo attivo nell’assicurare l’accesso ai livelli più elevati di formazione a tutti coloro che, pur avendone le capacità, fossero sprovvisti dei mezzi economici necessari per studiare. Questo impianto costituzionale, tradotto in pratica a fatica e in modo parziale negli ultimi decenni, è da due anni sotto pesante attacco. Al tempo della crisi e delle politiche di «sacrifici» che la aggravano, i fallimenti dei mercati vengono fatti pagare agli studenti, ai precari, ai lavoratori e in generale alle classi subalterne. L’attacco al diritto allo studio fa parte di questa strategia, promossa dal governo in carica in nome del «merito». Da un lato le manovre di Tremonti hanno ridotto drasticamente le borse di studio ed i servizi annessi, dall’altro la legge Gelmini ha introdotto un meccanismo di indebitamento degli studenti volto a scoraggiare, anche alla luce degli elevatissimi livelli di disoccupazione giovanile, l’accesso dei meno abbienti all’università.

Il declassamento sociale e il declino economico e democratico dell'Italia vanno di pari passo con lo svuotamento del diritto allo studio e con la dequalificazione dell’istruzione pubblica. Dalla crisi, invece, si può uscire solo spostando risorse dai grandi patrimoni, dalle transazioni finanziarie, dalle spese militari, dalle economie sommerse e criminali e dalle «grandi opere» inutili verso un’economia dei beni comuni che investa nei saperi e nella cura dei territori, generi buona occupazione, rinforzi le reti sociali e la partecipazione. Un dibattito del genere avremmo voluto si sviluppasse in Toscana mentre gli uffici dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio riscrivevano i criteri per i bandi delle borse di studio. Se non fosse stato per i movimenti studenteschi, che Rifondazione Comunista ha appoggiato anche presentando in Consiglio Regionale un’interrogazione, la Giunta avrebbe approvato pesanti modifiche all’attuale sistema: per adeguarsi ai tagli dei finanziamenti statali, si preparava la possibilità di ridurre il numero delle borse e di ritornare ad avere studenti idonei ma non vincitori. Così non è stato, ma il bando approvato la settimana scorsa contiene ancora diverse criticità e solleva interrogativi per il futuro.

Non sono passate le proposte più regressive, in linea con l’idea governativa dell’indebitamento, come la fideiussione per le borse del primo anno o la restituzione delle borse per chi perde il posto. Né è passata l’idea di una nuova graduatoria che facesse pesare ancora di più i «risultati» rispetto al reddito. Il contributo all’affitto è aumentato ma resta collegato ad un contratto regolare, meccanismo che di per sé non favorisce l’emersione del nero nelle locazioni. Il valore delle borse è cresciuto, ma cresce pure il costo degli affitti per i borsisti in proroga alloggiati nelle residenze universitarie. L'anticipazione al 10 agosto del termine per confermare la borsa creerà non pochi problemi soprattutto agli studenti del primo anno e a quelli di corsi con esami in più moduli. Su tutto pesa poi l’incognita della manovra finanziaria: quella approvata la scorsa settimana dal governo, con la suicida desistenza dell’opposizione parlamentare. In Toscana, come altrove, i nodi verranno al pettine verso fine anno col bilancio previsionale. In quella sede ci aspettiamo un impegno collettivo affinché il diritto allo studio regionale venga mantenuto ed esteso. Non tanto spostando le risorse da una voce all’altra o convocando tavoli di trattativa, all’interno di un regime di compatibilità con i tagli, ma prendendo parte attiva al movimento di massa contro la crisi e contro la manovra finanziaria.

Federico Oliveri
segretario cittadino
Rifondazione Comunista Pisa

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