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Sinistra Italiana sulla prima cittadina di Cascina e sul suo rapporto col 25 aprile

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Del tutto disinteressata al senso stesso del #25aprile, della lotta resistenziale, di quella Liberazione che consente anzi tutto a lei e alla gente della sua risma di poter parlare in libertà, la sindaca leghista di Cascina si è lanciata in un nuova invettiva dalla tribuna di facebook. Non pubblico il suo post né intendo pronunciare il suo nome, poiché è del tutto evidente la ragione che l'ha spinta a scrivere tali parole: cercare 5 minuti di gloria attraverso la replica spicciola delle idiozie del suo Capitano, calamitare un po' di attenzione, alzare un qualche polverone, far dimenticare la propria azione amministrativa da prima cittadina e far ricordare la propria candidatura alle elezioni europee.
Il tutto calpestando il sangue dei partigiani e utilizzando un dibattito estremamente serio - ossia singoli atti violenti non inquadabili nella lotta resistenziale oppure gravi episodi di stupro di singoli soldati alleati - per arrivare a dire, in una replica imbarazzante e grezza delle speculazioni di Pansa, che in fin dei conti il senso della Resistenza si puo' sminuire a colpi di perplessità e dubbi, nel nome della "pacificazione nazionale".

Il condimento definitivo è l'insegnamento morale che la Sindaca ritiene di offrire: "i conflitti portano sempre ad azioni terribili, anche se commesse in nome di ideali altisonanti e giusti". E chi l'avrebbe mai detto.
La risposta è stata fornita decenni fa già da Italo Calvino: "Su ogni singolo episodio, anche il più scabroso, è sacrosanto che si faccia luce. Ma senza mai obliterare il fatto che una delle due parti, i partigiani, aveva ragione, e l'altra, i fascisti, torto".

Consiglio vivamente alla prima cittadina del secondo comune della provincia di Pisa - oltre che a trovare il tempo di amministrare il suo Comune, se proprio ne avesse voglia - di ispirarsi non per forza a Calamandrei, De Gasperi, Pertini, Tina Anselmi o Togliatti, ma almeno al suo collega di partito, il sindaco pisano Michele Conti - non proprio un mio compagno di merende.. - il quale ha avuto almeno la degnanza di ricordare il contributo alla Liberazione e al governo della città capoluogo dato dal sindaco comunista Italo Bargagna.

L'imbarazzante episodio dimostra che, oggi come ieri, la memoria pubblica e l'uso (im)politico di singoli, frammentati e disorganici episodi storici - senza il beneficio di un inquadramento serio o di analisi di fonti - sono terreni di battaglia autentica e quotidiana. Vale per il 25 aprile, vale per le vittime della Shoà e degli Olocausti di Rom e Sinti, omosessuali e disabili, vale per la mancata Norimberga italiana e gli scempi disumani perpetrati in Europa e in Africa e mai sufficientemente pagati da boia come Rodolfo Graziani: ogni pezzo di un passato che ritornerà sempre a chieder conto. 

La "pacificazione nazionale", cara prima cittadina, peraltro c'è già stata: si chiama Carta Costituzionale, democratica, antifascista, repubblicana. 

Ora e sempre resistenza, all'idiozia e al fascismo.
Che sia ogni giorno, oltre il doveroso memoriale del 25 aprile, un giorno in più di consapevolezza della Liberazione.

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