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Emergenza carcere, sopralluogo della Commissione consiliare: "Situazione drammatica, nell'indifferenza"

Diritti in Comune racconta quanto emerso durante la visita e chiede interventi urgenti

Si è svolto oggi, 15 novembre, il sopralluogo all'interno del carcere Don Bosco da parte della Seconda Commissione consiliare di Pisa. "Ancora una volta - scrive in una nota Diritti in Comune - davanti ai nostri occhi abbiamo potuto constatare una situazione drammatica e oramai tristemente cronica, nella assoluta differenza di chi governa da anni".

"E’ cronico il sovraffollamento, che vede oggi presenti 275 persone detenute in un istituto che dovrebbe contenere al massimo 198 persone: lo spazio vitale a persona è inferiore a 3 metri quadri. E’ cronico, anzi sempre più drammatico, il quadro delle carenze strutturali: nelle celle del piano terra le persone dormono inserendo bottiglie nei bagni alla turca per evitare che risalgano i topi durante la notte. La sezione semiliberi, che dovrebbe essere una struttura a custodia attenuata e collocata fuori dalle mura carcerarie è priva dei servizi primari ed è in uno stato di totale abbandono: contrariamente a qualsiasi normativa il water alla turca è a vista accanto ai letti e manca l'acqua calda".

"In carcere si vive male e ci si ammala - insiste la lista - econdo i dato di Antigone relativi alla rilevazione del 2022 il 23% delle persone detenute ha problemi di salute mentale. E, in modo paradossale, proprio i servizi relativi alla principale emergenza sanitaria dell’istituto sono quelli più carenti. Manca del tutto lo psicologo della Asl in una struttura così fragile! Una struttura importante e funzionale come la sala operatoria è chiusa dall'aprile del 2021 necessitando il locale di opere manutentive e migliaia di euro di macchinari funzionanti non sono utilizzabili. Ad oggi non ci sono le risorse necessarie per ripristinarne il funzionamento e si è stati costretti ad allestire un piccolo locale per interventi ambulatoriali. Emblematica la situazione del personale dell’Area pedagogica, che vede solo 3 funzionarie in servizio sulle 6 previste".

Alla lunga lista di carenze strutturali, si aggiungono altri problemi: "Mentre in carcere girano un sacco di sostanze, è assolutamente carente la presa in carico delle persone che hanno problemi di dipendenza, che richiederebbe una presenza più assidua degli operatori del SerD all’interno dell’istituto. A questo si aggiunge che anche i percorsi trattamentali, ovvero quelli che dovrebbero offrire per legge alle persone detenute strumenti e possibilità di cambiamento e partecipazione sociale, sono cronicamente carenti, disattendendo così l’articolo 27 della nostra Costituzione. Anche la falegnameria è chiusa da anni e la sala polifunzionale non può essere usata perchè è rotto da tempo l'impianto di riscaldamento. Mancano, eccetto le opportunità offerte dalla frequenza dell’Istituto alberghiero, le possibilità di accesso alla formazione professionale e pure le opportunità di inserimento al lavoro nel tessuto produttivo locale del territorio".

Altro punto dolente è la composizione dei detenuti per Diritti in Comune. "La maggior parte delle persone detenute ha tra 20 e 30 anni, questo deve allarmarci. E la cosa gravissima è che, nonostante la metà della popolazione carceraria non parli l'italiano come prima lingua, mancano completamente i mediatori linguistici ad eccezione della presenza volontaria per la lingua araba dell'Imam. Cronica e grottesca è la presa in giro sulla struttura di accoglienza che il Comune dovrebbe approntare per dare ricovero alle famiglie in attesa dei colloqui, che da sempre fanno la fila in strada. L’abbiamo chiesta dieci anni fa, e stiamo ancora aspettando".

"Il carcere di Pisa è in sostanza un luogo da cui scappare, appena possibile. Qui sta il problema: nella casa circondariale sono tante le persone che hanno i requisiti per accedere all’esecuzione penale esterna, ma non ci sono le condizioni e le prospettive per un reale re-inserimento sociale. I continui tagli ai servizi e ai diritti si ritorcono in modo drammatico contro i detenuti, e in genere contro le persone vulnerabili, e privano le persone delle opportunità di scegliere percorsi di vita di piena cittadinanza e di legalità. In questo, il Comune di Pisa continua a distinguersi per l’assoluto disinteresse della situazione carceraria. Per abbattere la recidiva - scrive la lista - bisogna costruire cittadinanza e l’unico modo per arrivarci sono i servizi per l’inserimento sociale e per l’accesso al lavoro e alla casa. Ma l’amministrazione comunale ha deciso di non considerare i detenuti del Don Bosco come abitanti su suolo pisano, dimenticandosi che, una volta finita la pena, la maggioranza di chi esce dal Don Bosco rimane sul territorio, senza alcuna possibilità di un positivo inserimento in società".

"Su tutti questi fronti - conclude - servono quindi interventi urgenti da parte della amministrazione comunale. Nel 2014 abbiamo presentato in Consiglio Comunale un Ordine del Giorno con ragionevoli proposte di intervento di competenza dell’Ente Locale. L’atto è stato approvato e l’allora giunta Filippeschi non ha fatto nulla; nel 2017 l'ha nuovamente approvato e ha continuato a fare nulla. Una tradizione che tristemente continua con l’attuale giunta di destra.

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