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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Una città in comune sulle Mura di Pisa

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Le aperture straordinarie delle mura di Pisa si effettuano grazie al lavoro gratuito dei volontari, secondo una vergognosa pratica diffusa soprattutto nel settore dei beni culturali. Sono appunto straordinarie, dunque si spera che per quelle ordinarie si farà uso di personale qualificato regolarmente assunto. Intanto la prima gara per l'affidamento della gestione delle mura di Pisa, che prevedeva la manutenzione del monumento, è andata deserta. La seconda sarà più “vantaggiosa” per i soggetti privati, visto che si esclude la manutenzione e si liberalizza il costo del biglietto per la visita sulla base delle autonome indagini di mercato condotte dai concorrenti. Dunque la cinta muraria è per l'amministrazione comunale un bene da mettere a profitto, un giacimento di petrolio da sfruttare. Ma, al di là del fatto che i giacimenti si esauriscono, siamo sicuri che sia così?

Altri percorsi in quota – Monteriggioni (Si), Cittadella (Pd), Marostica (Vi) – non presentano, all'interno della cinta muraria, emergenze artistiche quali la Torre pendente o il complesso monumentale di piazza del Duomo, e neanche chiese e musei di analoga importanza rispetto a quelli pisani perciò quelle città investono molto di più nel restauro e nella manutenzione delle loro mura. Nel nostro caso invece, si è riusciti ad utilizzare i finanziamenti PIUSS per il restauro ma ora, leggendo il nuovo atto d'indirizzo per la gara, emerge un totale disinteresse per il valore storico e artistico del monumento: le uniche richieste riguardano gli orari di apertura e il costo del biglietto, la pulizia e la rimozione di piante infestanti sul percorso. Si esclude la manutenzione del paramento murario, “che per la complessità tecnica degli interventi necessita di imprese qualificate e mezzi idonei”, sarà a carico dell’amministrazione.

Non c'è affatto da star tranquilli, vista la latitanza del Comune nella manutenzione del proprio patrimonio culturale (le mura in alcuni punti necessitano già di restauro). A meno che non si sia predisposto un piano programmato per affidare la manutenzione a ditte specializzate, ma è così? A questo proposito si ricorda che per manutenzione s'intende “il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti” (D. Lgs. 42/2004, articolo 29 comma 3). Azioni delicate, quanto le attività che dovrà svolgere il personale impegnato ad accompagnare la visita, o coloro che dovranno scrivere i testi del materiale informativo (D. Lgs. 42/2004, articolo 9 bis comma 1). Eppure il bando non richiede garanzie né sulla qualità del lavoro né sulle tipologie di contratto.

Riassumendo: l'amministrazione ha deciso di spendere decine di migliaia di euro per un piano economico effettuato da una società specializzata, quindi ha deciso di spacchettare il bando a interesse del privato e non per ragioni di fruibilità sociale.

Nel giro di pochi mesi il piano economico-finanziario redatto da questa stessa società ha visto nella seconda versione sparire come funghi dalla stima dei visitatori annui circa 20 mila unità senza nessuno atto o ricerca che spieghi e motivi queste nuove valutazioni. In altre parole, come dichiarava la stessa amministrazione comunale all’indomani della prima gara andata deserta, il principio sulla base del quale ci si è mossi per questo secondo nuovo bando è stato quello di “ridurre il rischio di impresa” dei privati e non di una vera valorizzazione culturale del monumento. La stessa amministrazione in una nota diffusa negli scorsi giorni spiega ed avalla questo modus operandi: “Dopo il primo bando deserto, gli uffici comunali hanno interloquito con i soggetti che nella prima procedura avevano manifestato interesse senza poi formalizzare la partecipazione, per approfondire gli elementi ostativi e apportare miglioramenti. Questi elementi sono stati inseriti nel nuovo piano di gestione, elaborato a partire dal precedente documento, da una società a livello nazionale”. Insomma, basta chiedere e vi sarò dato. 

Si tratta di un modo di operare per noi inaccettabile a conferma che il principio che ha guidato un'operazione importante come il recupero delle mura medievali di Pisa ha visto la valorizzazione, intesa come mero sfruttamento economico, predominare sulla tutela. Al contrario, secondo il Codice dei Beni culturali e del Paesaggio la valorizzazione deve essere attuata “in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le esigenze”, al fine “di promuovere lo sviluppo della cultura” (D. Lgs. 42/2004, articolo 6). Non petrolio (per il privato, perché il Comune ricaverà solo il 2% di royalties), ma ossigeno per tutti. 

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