rotate-mobile
Martedì, 19 Marzo 2024
Salute Cisanello

Infezioni, troppi antibiotici e sfiducia nei vaccini: queste le 'piaghe' del Paese

Il professore Menichetti, nel presentare il 13° Corso avanzato di terapia antibiotica, evidenzia che l'Italia è al primo posto in Europa per germi resistenti agli antibiotici

Germi multiresistenti, eccessivo e inappropriato utilizzo degli antibiotici e una comunicazione da rivedere fra sistema sanitario e popolazione. Sono questi i temi principali toccati dal professor Francesco Menichetti nel corso della conferenza stampa di presentazione del 13° Corso avanzato di terapia antibiotica, presentato oggi lunedì 12 novembre presso l'ospedale Cisanello di Pisa. Il direttore dell'Unità operativa di malattie infettive dell'Aoup terrà il corso dal 12 al 14 novembre all'Hotel San Ranieri: come ogni anno interverranno i massimi esperti delle strategie sulla lotta ai germi e agli organismi resistenti agli antibiotici, con una particolare attenzione in questa edizione all'incidenza delle infezioni contratte in strutture ospedaliere.

Nel primo giorno il congresso passerà in rassegna il lavoro triennale svolto dalla Commissione nazionale Aids, approfondendo il tema della ridefinizione della legge 135/90. Il corso poi proporrà un focus sull'epatite e sulle strategie per l'eradicazione dell'infezione dell'Hcv in Italia. Infine verrà tenuta anche una sessione interamente dedicata ai vaccini.

Il triste primato dell'Italia

"I prossimi anni saranno cruciali per la lotta ai germi multiresistenti e alle infezioni ospedaliere", spiega Menichetti. "I numeri delle statistiche dei centri di controllo specializzati in questo campo sono preoccupanti". I dati evidenziano che dal 2015 (anno in cui è stato l'ultimo rilevamento completo) in Europa sono state rilevate oltre 670.000 infezioni provocate da otto differenti microrganismi con diversa resistenza agli antibiotici. All'interno di questo numero di per sé già allarmante, circa il 63% dei casi è stato registrato in strutture nosocomiali. Tali infezioni hanno portato alla morte o a disabilità soprattutto fra i neonati sotto all'anno di età o fra le persone oltre i 65 anni. "Purtroppo l'Italia incide per circa il 30% in questa particolare statistica", sottolinea il direttore dell'Unità operativa di malattie infettive. "Le responsabilità sono da ricercare in primis nel sistema sanitario - prosegue - in particolare colpisce la scarsa comunicazione fra tutti i soggetti in gioco: si deve capire che le infezioni non riguardano soltanto gli specialisti, ma sono una problematica che interessa da vicino l'intero ospedale e tutta la catena sanitaria".

"In Italia stiamo vivendo in un paradosso che rischia di rivelarsi decisamente pericoloso", commenta Francesco Menichetti. "Siamo un paese che ha eccessiva fiducia e zelo nell'utilizzo degli antibiotici, a fronte di una forte critica verso la somministrazione dei vaccini". "I germi sviluppano un'alta resistenza agli antibiotici poiché questi ultimi vengono utilizzati troppo spesso, molte volte in casi nei quali non servirebbero neanche - continua il professore dell'ospedale di Cisanello - i microrganismi sanno adattarsi alle nuove cariche antibiotiche, resistendo più a lungo e vanificando quindi il potere del medicinale". Secondo Menichetti in Italia sta già suonando il segnale dell'allarme rosso nel campo delle malattie infettive e delle strategie per curarle e prevenirle, poiché "la classe medica sta facendo poco per migliorare la propria risposta professionale al problema e la comunicazione corretta nei confronti della popolazione. Il concetto principale che si deve trasmettere è che le norme di buona pratica assistenziale ruotano attorno allo sviluppo di una catena di prevenzione forte, ben strutturata e omogenea a livello locale, regionale e nazionale". In questo particolare aspetto della sanità l'Italia si colloca molto in basso nella graduatoria dell'Unione Europea e dell'area economica europea, evidenziando una scarsa predisposizione alla realizzazione di una sistema preventivo capace di ridurre le cause di emergenza sanitaria.

"La salute pubblica è un concetto singolo, definito 'One health', che però è composto da tre aspetti fra loro interdipendenti - conclude Menichetti - la salute umana, la salute animale e la tutela del territorio. Tutti insieme vanno a formare la prevenzione: il Ministero della Salute, i sistemi sanitari regionali e le realtà locali devono indirizzare i propri fondi alla realizzazione di questa struttura virtuosa". "Seguendo questo percorso si eviterebbe anche l'utilizzo smodato degli antibiotici, e si potrebbe anche comunicare il messaggio che un paese è protetto a livello sanitario soltanto se investe nella prevenzione. Come? Diminuendo il ricorso agli antibiotici in favore dell'innalzamento dei vaccini".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Infezioni, troppi antibiotici e sfiducia nei vaccini: queste le 'piaghe' del Paese

PisaToday è in caricamento