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Cenone di Capodanno, gli alimenti che portano fortuna

Ecco cosa non può mancare a tavola per un nuovo anno all'insegna della prosperità secondo la tradizione

La notte di San Silvestro si sta avvicinando e fremono i preparativi in vista del tradizionale cenone. A tavola, tra le pietanze varie, non possono mancare gli alimenti considerati di buon auspicio in vista del nuovo anno: vediamo quali.

Datteri

La parola 'dattero' proviene dal greco 'daktilos' (dito), nome che gli fu attribuito proprio per la forma simile a quella di una falange. Pare che l'imperatore Augusto amasse molto questi frutti e che la prima palma cresciuta a Roma sia nata proprio da un seme gettato dalla mensa del sovrano. A Capodanno, in alcune regioni d'Italia, è tradizione mangiarli a mezzanotte e conservare i noccioli come portafortuna, anche economico. 

La frutta secca

Un grande classico sulla tavola delle feste e soprattutto per il cenone di Capodanno è la frutta secca. Nello specifico le tipologie devono essere sette: oltre a datteri e fichi, devono esserci nocciole, arachidi, mandorle, uvetta e noci. Per i Romani la frutta secca era un simbolo ben augurante, soprattutto durante i matrimoni (le famose nozze coi fichi secchi...). Frutta secca dal guscio duro e dall'interno morbido come mandorle, noci e nocciole divennero in seguito simboli cristiani di interiorità e di misticismo, l'opposto del maiale.

Le lenticchie  

Da Nord a Sud, le lenticchie accompagnate dallo zampone o dal cotechino, non possono mancare sulla tavola del cenone dell'ultimo giorno dell'anno. Non importa se la sostanziosa pietanza arriva dopo numerose altre portate: se si vuole un anno pieno di ricchezza e abbondanza, le lenticchie non si rifiutano mai. Simboleggiano i soldi e bisogna necessariamente mangiarle allo scoccare della mezzanotte per sperare di ottenere agio e prosperità.  

L'uva  

Un altro alimento portatore di fortuna nel nuovo anno è l'uva. Seguendo gli strascichi delle usanze spagnole, che hanno lasciato il segno in tutto il sud Italia e soprattutto a Napoli, si devono mangiare dodici chicchi d'uva, uno per ogni rintocco della mezzanotte o anche uno per ogni mese dell'anno. Se qualche acino non sarà troppo buono e dolce, il mese corrispondente potrebbe dare qualche preoccupazione.

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