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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Marine litter: troppa plastica nel Tirreno

A diffondere la pessima notizia, Goletta verde che ha portato avanti il progetto Plastic Free SEA. Studi basati sul protocollo scientifico dell'Università di Pisa e Ispra

Quasi il cento per cento dei rifiuti nel mar Tirreno è costituito da plastica e per ben il 41% si tratta di buste e frammenti. In particolare nel Tirreno centro-meridionale è stata rinvenuta una media di 13 oggetti ogni 13 km2. Decisamente non sono buone notizie quelle che diffonde Legambiente in seguito al viaggio di Goletta verde. Nei mesi di luglio e agosto, l’imbarcazione ha portato avanti il progetto di ricerca Plastic Free SEA del marine litter, lungo tutto il Mar Tirreno. L’analisi è stata effettuata congiuntamente al progetto di ricerca di Accademia del Leviatano, la ONLUS il cui scopo è promuovere, favorire, realizzare studi, di base o applicati, finalizzati alla conoscenza dei mammiferi marini, con particolare riferimento all’ambiente mediterraneo e con speciale interesse per le specie minacciate. 
In questo caso assieme a Legambiente, secondo un adattamento dello stesso protocollo scientifico, sono state monitorate più di 3000 km per 136 ore di osservazione.
 
Quel che è stato annunciato con la presentazione dello studio, presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nel corso di un convegno organizzato dal Kyoto Club è poco confortante: il mare è letteralmente invaso dai rifiuti, in modo particolare dalla plastica, pur tenendo conto delle differenze tra le diverse piattaforme di osservazione, il risultato è il medesimo.

A sorprendere i ricercatori: nella tratta Fiumicino-Ponza, le cassette di polistirolo, evidente rifiuto della pesca. Sono stati monitorati 470 km con 12 ore di osservazione ed è risultata cospicua, anche in questa zona, la percentuale di plastica al 96,8%, con ben il 33% costituito proprio dalle cassette di polistirolo, seguito dalle buste al 17% e dai frammenti, sempre di polistirolo, che risultano pari all’11% sul totale dei materiali plastici monitorati.

Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente ha commentato: "i dati emersi dal monitoraggio di Goletta Verde e Accademia del Leviatano nel Mar Tirreno evidenziano come la quasi totalità dei macro rifiuti galleggianti siano di plastica e, tra questi, la percentuale più consistente è quella che riguarda le buste". Evidenziando come questo dimostri che il "fenomeno della plastica in mare è un problema di dimensione globale e non riguarda solo l’Oceano Pacifico: l’Italia e il Mar Mediterraneo, infatti, sono particolarmente coinvolti e pertanto sono necessarie misure drastiche".

C’è da dire che la situazione italiana è migliorata. Fino al 2010 infatti l’Italia deteneva il triste primato europeo di maggiore consumatore di sacchetti di plastica usa e getta. Solo con l’entrata in vigore del bando sugli shopper non compostabili le cose sono nettamente migliorate. Ma non è bastato, è evidente. Il ciclo dei rifiuti marini, infatti è molto ampio e tutto ciò che finisce in mare e quindi sulle spiagge deriva da: fiumi, discariche, attività navali, rifiuti domestici e industriali.

La protezione del mare, e nello specifico del mar Mediterraneo, rientra anche in una determinata direttiva europea, la 2008/56/CE che stabilisce appunto un quadro normativo e degli obiettivi comuni per la protezione e la sua conservazione fino al 2020.  Viene definito che per uno stato ambientale definibile buono è necessario che le proprietà e le quantità dei rifiuti marini non debbano provocare danni all’ambiente marino e costiero. Quello che, manco a dirlo, non sta accadendo nel nostro caso.

Le aree oggetto del monitoraggio sono state suddivise in quattro parti: Tirreno centro meridionale (Calabria Tirrenica, Basilicata, Campania e Lazio), Tirreno centro Settentrionale (Sardegna,Corsica, Liguria, Toscana) curate da Goletta Verde di Legambiente e le tratte Livorno –Bastia e Fiumicino-Ponza studiate dall’Accademia del Leviatano. Nelle zona Tirreno centro Meridionale, tra le altre, sono state monitorate anche Sapri, Marina di Camerota, Acciaroli e Punta Licosa nella provincia di Salerno. L’obiettivo era proprio quello di valutare quantità e tipologia dei rifiuti marini.

Il danno è davvero enorme, in modo particolare per l’ecosistema marino. Il Mediterraneo è soprattutto una riserva per la biodiversità, e come tale va assolutamente preservato al fine di evitare che intere specie scompaiano. La plastica, infatti, non solo è altamente tossica per l’acqua, in molti casi viene scambiata per cibo e ingerita, provocando l’inevitabile morte dell'animale. 
C'è poi da chiederci quanto ci piaccia tuffarci e nuotare in un mare di plastica!

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