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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Piccolo viaggio nella Pisa del gusto

L'Istat incorona l'Italia: con 248 prodotti di qualità, il Belpaese è il primo nel settore. E la nostra provincia ne vanta ben 9

Carni fresche e frattaglie della Cinta Senese, la castagna del Monte Amiata, l’olio toscano Igp, Vitellone bianco dell'Appennino Centrale, la mortadella Bologna (che, nonostante il nome che cita la sua origine più celebre, è anche un prodotto della provincia di Pisa), pecorino toscano, prosciutto toscano, Salamini italiani alla cacciatora e, fresco fresco di marchio, il pane senza sale meglio conosciuto come “sciocco”. Sono queste le eccellenze del palato che già può vantare la sola area di Pisa, sono i prodotti certificati come Dop, Igp e Stg dall’Unione Europea della nostra provincia.

La Toscana conferma la fama che nell’immaginario mondiale ha di terra di meraviglie paesaggistiche e delizie enogastronomiche dando (e anche Pisa non manca di fare la sua parte) un sostanzioso contributo al raggiungimento del primato italiano. Con 248 prodotti di qualità (ovvero nove in più rispetto al 31 dicembre 2011), il nostro Paese si conferma primo per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg.

A fornire i dati è il rapporto Istat “I prodotti agroalimentari di qualità”, che registra 154 prodotti Dop (Denominazione di Origine Protetta) - cinque in più rispetto al 31 dicembre 2011, con un aumento del 3,4% - e 92 Igp (Indicazione geografica Protetta) - quattro nuovi riconoscimenti (+4,5%) rispetto all’anno precedente e dà la palma a Emilia-Romagna e Veneto, rispettivamente con 36 e 35 prodotti riconosciuti. Dopo l’Italia, ma a ragguardevole distanza, ci sono Francia e Spagna, che si fermano a 192 e 161 prodotti riconosciuti.

Sono numeri, quelli registrati dall’Istat, che danno voce all’importanza del made in Italy, fondamentale volano per l’economia nostrana. «Ancora di più con la crisi economica,- commenta la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) - il segmento dei prodotti italiani certificati si dimostra fondamentale per la nostra economia, con un fatturato al consumo di 12 miliardi di euro nel 2012, di cui più di un terzo (il 35 per cento) legato alle esportazioni”.

Ma sempre la Cia mette anche in guardia sull’importanza di capitalizzare questa ricchezza, da un lato valorizzando questo patrimonio di tipicità e dall’altro contrapponendosi con durezza al fenomeno della contraffazione: “Bisognerebbe - esorta - da una parte potenziare gli strumenti di promozione e di marketing a sostegno delle nostre Dop e Igp ancora sconosciute e dall'altra intensificare la lotta alla contraffazione».

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