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Sport e solidarietà: con i Mondiali Rebeldi un calcio al razzismo

Prende il via il prossimo 7 giugno il torneo giunto quest'anno alla decima edizione. I migranti provenienti da molti paesi stranieri scendono in campo per un appuntamento divenuto ormai una tradizione. La finalissima è in programma il 28 giugno

Un'edizione significativa, la numero dieci. Un traguardo importante per un evento organizzato ogni anno da Progetto Rebeldia. Stiamo parlando dei Mondiali Rebeldi, un appuntamento fisso che coinvolge tutte le realtà migranti locali, da quelle storicamente più radicate e incluse nel tessuto cittadino (albanesi, senegalesi, kurdi, rumeni, eritrei) a quelle meno legate a realtà nazionali e arrivate da poco (richiedenti asilo di varia provenienza subsahariana, macedoni) che, insieme alle realtà territoriali sensibili e impegnate nel campo dell'accoglienza, si fronteggiano su un campo di calcio.

Il campo per la prima giornata del 7 giugno è quello del Dopo Lavoro Ferroviario e per gironi e fino alle finali sarà quello del circolo Arci Pisanello che da anni è ormai il primo sponsor dei mondiali, mentre la Uisp garantirà la presenza di veri arbitri, agli ordini dei quali tutti, italiani e nati all'estero, cittadini vecchi e nuovi, si contendono la Coppa del mondo rebelde dando un calcio al pallone e uno, molto più vigoroso, al razzismo.

Quest'anno si prende il via domenica 7 giugno per concludere il 28 con la finalissima e la coppa Fair Play (Coppa terzo Tempo) intitolata a Paolo Balducci, ex presidente del Circolo Pisanello e premio per il miglior portiere intitolato a David Ranieri.
Tutte le sere, oltre che col calcio e col conseguente tifo, tutte le comunità straniere si mescoleranno con musiche e cibi dei loro paesi e delle loro famiglie, senza esibire il permesso di soggiorno.

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