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Pisa S.C. 1909: ricostruire le certezze e ritrovare l'entusiasmo delle prime settimane

Un solo punto conquistato negli scontri diretti, con un gol segnato e dieci incassati. Luci (poche) e ombre (molte) in un avvio di stagione che deve essere migliorato

Il Pisa deve tornare a far innamorare i suoi tifosi, e riaccendere di conseguenza l'entusiasmo nell'ambiente. La carica positiva e la spinta della tifoseria è giunta ai minimi termini dopo la batosta subita a Carrara, e con esse sembra essere arrivata vicino all'esaurimento anche la fiducia accordata al progetto tecnico proposto dalla società. Il divario evidenziato nelle sfide ad avversari diretti per i piani alti della classifica nel primo terzo di stagione ha minato tutte le certezze costruite durante il brillante precampionato e le prime convincenti uscite in campionato. 

Cancellare il senso di impotenza

A fare più male, durante e dopo la partita del 'Dei marmi' di Carrara, è stata la sensazione di totale impotenza che la squadra ha mostrato al cospetto della Carrarese. Di fronte al miglior attacco del Girone A di Serie C e, probabilmente, alla formazione più in forma del raggruppamento, i nerazzurri sono stati letteralmente cancellati dal campo, uscendone con le ossa rotte e gran parte delle convinzioni costruite fino a questa gara rase al suolo. La gara nello stadio apuano ha confermato, per la quinta volta da inizio stagione, che il Pisa con formazione di pari livello o con un tasso tecnico superiore fa una fatica immensa a portare a casa il risultato. Nell'accezione popolare delle indagini poliziesche si dice che tre indizi fanno una prova: nel caso della formazione di mister D'Angelo di indizi ce ne sono più di tre.

Il pareggio interno a reti bianche con l'Arezzo, e poi la sconfitta per 3-0 a Piacenza, quella di Chiavari con la Virtus Entella (2-0), a Siena (1-0) e ultimo il poker incassato a Carrara. Cinque scontri diretti con formazioni allestite per i piani alti della graduatoria che hanno portato nelle casse nerazzurre un solo punto, un gol segnato a fronte di dieci subiti e quattro sconfitte. Un andamento decisamente deludente e al di sotto di qualsivoglia minima aspettativa (societaria e della tifoseria). Il primo terzo di stagione può essere archiviato con un'etichetta negativa: non tanto per i risultati o la posizione attuale in classifica (18 punti, sesto posto), quanto per il modo con cui il Pisa ha affrontato alcune gare. Esprimere valutazioni sulla classifica arrivati a questo punto del campionato è superfluo e ridondante: ci sono ancora troppe squadre impegnate nei recuperi, la graduatoria è estremamente parziale e come sempre dopo il mercato di riparazione inizierà la vera e propria corsa all'obiettivo finale. Altra cosa è invece una valutazione oggettiva delle problematiche evidenziate dalla squadra sul campo. Una di queste è il senso di assoluta impotenza al cospetto di compagini costruite per vincere, quasi come se Moscardelli e compagni avvertissero un concetto di inferiorità nei loro confronti e fossero schiacciati dalla responsabilità di dimostrare il contrario.

Tornare a far innamorare il pubblico

Eppure la squadra nei primi appuntamenti di Coppa Italia e con le tre vittorie consecutive di ottobre aveva riscosso il grande supporto e l'entusiasmo del proprio pubblico. Il Pisa non era una squadra di campioni allora, così come non si è trasformata in una formazione scarsa tutto d'un tratto. Molto più semplicemente, in questo momento della stagione il gruppo sta scontando severamente alcuni difetti che da più parti erano stati indicati e che soltanto con il lavoro potranno essere limati. La difesa, composta quasi interamente da Under e ancora priva di un vero e proprio leader (Masi è ancora indietro di condizione), in troppe occasioni è andata in difficoltà. In mezzo al campo ed in attacco invece la manovra sta risentendo delle non perfette condizioni fisiche di alcuni elementi chiave come De Vitis e Moscardelli. Il Pisa adesso quindi deve necessariamente tornare a fare le poche cose semplici che gli hanno permesso di superare di slancio tutti i turni di Coppa Italia fin qui incontrati e centrare le tre vittorie consecutive in campionato nel mese di ottobre. 

Quel Pisa viaggiava sulle ali della leggerezza e della facilità di svolgere pochi compiti in fase di impostazione e manovra della palla: ripartenze sugli esterni, ricerca del fraseggio corto e attacco della profondità con le punte e gli inserimenti dei centrocampisti. In questo aspetto potrebbe tornare utile e comodo rispolverare il modulo con cui il Pisa ha imbrigliato e sconfitto la Lucchese nel 'derby del Foro': un 3-4-2-1 capace di garantire solidità in fase difensiva e brillantezza nella gestione della palla. In questo modo si potrebbe anche recuperare senza fretta capitan Moscardelli, non ancora al meglio dopo il lungo infortunio muscolare. Come unico terminale il numero 9 può essere alternato a Marconi, e alle sue spalle può essere sfruttato a pieno il talento di Di Quinzio, che ha nel trequartista il ruolo preferito. Il numero 10 potrebbe agire in tandem con De Vitis una volta recuperato pienamente anch'esso dalla fascite, con le alternative rappresentate da Masucci e Cuppone, abili a sgusciare tra gli spazi. Questa impostazione tattica consente anche, in ultima analisi, di occupare con più decisione la metà campo avversaria e aggredire con maggiore continuità l'area di rigore. Domenica 2 dicembre all'Arena Garibaldi arriverà l'Albissola, una formazione accreditata per la lotta per evitare la retrocessione che sicuramente cercherà di mettere il maggior numero possibile di uomini fra il Pisa e la propria porta.

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