Mostra a Vecchiano
Successo della mostra personale dell’artista lucchese Gianfranco Pacini, allestita in via del Casone, nella villa privata di Lorenza Lorenzini e Gianfranco Menconi, due moderni mecenati esperti di arte moderna e contemporanea. La mostra è stata inaugurata sabato 23 luglio alla presenza del sindaco di Vecchiano (e presidente della Provincia) Massimiliano Angori e Alessandra Nardini, assessora della Regione Toscana a istruzione, formazione professionale, università e ricerca, impiego, relazioni internazionali e politiche di genere. Resterà aperta al pubblico fino al 30 luglio. Gli stecchi usati per rumare i colori sono già “pittura”. E’ il motto di Pacini, che rappresenta una sentita allegoria dell’uomo uguale ma sempre diverso che deve vivere in armonia con se stesso e con gli altri. Il messaggio di Gianfranco Pacini è lo stesso dagli inizi della sua lunga carriera ad oggi ma, con una profonda sensibilità, viene espresso in maniera nuova e sempre diversa in tutte le sue opere.. La mostra si terrà ad Avane presso l'abitazione di due cari amici, Gianfranco Menconi e Lorenza Lorenzini, due mecenati moderni che collaborano con l’arista per realizzare l’evento. La mostra ha anche lo scopo di presentare un modello dell'opera, che l'artista vorrebbe donare alla comunità, da collocare all'uscita dell'autostrada a Migliarino. Una cartolina di ingresso ai Comuni del Parco che rappresenta lo spirito di questi luoghi natura, arte, sostenibilità ed armonia. Pacini nasce a Guamo di Lucca e frequenta per un breve periodo l'istituto d'arte A.Passaglia, sotto la guida dello scultore e incisore fiorentino Vitaliano De Angelis si accosta alle discipline plastiche e alla progettazione. Momento importante e alimento per la formazione dell'artista sono le sue esperienze con gli “ultimi”,i campesinos dell 'America Latina,alternando il lavoro della terra con la ricerca artistica. Ritornato in Italia e ritrovato il maestro De Angelis e Kraczyna si dedica all'incisione. Incide stecchi, i suoi modelli sono gli stecchi, pezzi di legnaccio “usati anche da Giotto per rumare i colori” come dice l'artista, ponendo un concetto artistici semplice e a un tempo radicale.