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Salute

Dieta vegana: possibili rischi per la salute del nascituro in caso di gravidanza

Gli esperti indicano che con il regime alimentare vegano mancano si può andare incontro all'anemia e a problemi nello sviluppo neurologico del nascituro


"La dieta vegana è sconsigliabile in età pediatrica, in quanto priva di vitamina B12, carente di ferro, vitamina D e calcio". Sono gli esperti dell'Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione clinica ad intervenire nel merito del caso del bambino di circa due anni, figlio di vegani, ricoverato a Nuoro per denutrizione. "L'adozione di particolari regimi dietetici - rammentano - può provocare gravi carenze nutrizionali anche nell'adulto e soprattutto nei bambini, che nella fase di crescita hanno esigenze particolari e che devono essere tenuti sotto controllo da personale esperto e competente"

"La carenza di tali nutrienti può determinare alterazioni dello sviluppo neurologico del bambino, oltre che gravi anemie - proseguono i medici - se i genitori intendono seguire questo tipo di dieta, occorre informarli del fatto che la dieta vegana deve assolutamente essere integrata con tutti questi nutrienti, già dalla gravidanza, ed è necessario essere monitorati dal punto di vista medico sugli aspetti più critici".

"Il numero delle persone che abbracciano stili alimentari alternativi, e quindi che escludono alcune categorie di alimenti, come quello vegano, sono in aumento- dichiara Giuseppe Malfi, presidente ADI- vi sono, come in questa circostanza, casi di intere famiglie che decidono di seguire modelli alimentari particolari che possono, soprattutto se non adeguatamente informate sui rischi e sulle necessità di integrazione, non soddisfare i fabbisogni nutrizionali dei singoli. Per questo è importante, da parte del personale medico e sanitario che tiene in cura tali soggetti, vigilare e attivare un monitoraggio costante del loro stato di salute".

Quali rischi per donne vegane in gravidanza

"È importante che le donne vegane in gravidanza vengano messe a conoscenza dei rischi che corrono per la propria salute e per quella del feto- aggiunge Malfi- rischi che permangono anche nelle fasi successive di allattamento svezzamento del bambino. Il pediatra di famiglia svolge un ruolo fondamentale nell'individuare gli individui a rischio, monitorarli secondo le linee guida già emanate dalle Società Scientifiche Internazionali e rivolgersi, laddove ritenuto necessario, agli specialisti".

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