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Cronaca

A Pisa rifiuti "d’importazione forzata"

Soluzione politica subito, o guerra infinita a spese dei cittadini!

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Appreso della spiacevole situazione nella quale si è venuto a trovare il Comune di Pisa con i rifiuti “esportati illegalmente” dai cittadini di Vecchiano, San Giuliano e probabilmente successivamente anche da quelli di Cascina, conoscendo bene il settore, vorrei provare a contribuire alla eventuale soluzione del problema.
Ovviamente siamo tutti d’accordo che quel comportamento è più che censurabile, ma bisognerebbe però domandarsi perché quei cittadini non lasciano più i rifiuti nel proprio Comune come hanno fatto da sempre.

Questa potrebbe essere una reazione a qualche cosa che viene percepita dal cittadino di quei Comuni come una forzatura o vessazione  da parte del proprio Comune, o una sorta di sopruso non gradito e per di più anche assai costoso.
Una volta esistevano i cittadini poveri, quelli di ceto medio e quelli agiati o ricchi.
Oggi la categoria di mezzo va scomparendo integrandosi e uniformandosi sempre più alla prima, perché siamo tutti spremuti come limoni (e potremmo essere solo all’inizio).    Ciò crea una istintiva e continua ricerca del risparmio, anche in coloro che prima non se ne preoccupavano più di tanto.

Nel caso specifico dei rifiuti e in tutto ciò che ruota intorno ad essi, la realtà dei fatti si è fatta drammatica per la sua effettiva e oggettiva pericolosità visto che se si bruciano si inquina, per cui bisogna giustamente fare in modo che la quantità assolutamente indifferenziabile da bruciare sia la minore possibile.   Per tale ragione è stata ideata e decisa da molto tempo una azione intelligente volta ad ottenere la maggiore differenziazione possibile.
Accettiamo pure che la differenziazione possa avere un alto costo, ovviamente pagato dai cittadini, e che a questi venga chiesto anche un sacrificio suppletivo fisico-operativo per differenziare in prodotto in vari sacchetti e portarlo fino alle isole ecologiche (pensiamo agli anziani), o subire il “porta a porta” rispettando determinati giorni, orari e tipologie diverse (altro problema per gli anziani e pacchia per gatti e cani randagi), ma quando poi si scopre che dopo tanti sacrifici per differenziare il 60% dei rifiuti, di questi, solo il 40% è veramente valido, mentre il 20% rimanente deve essere forzatamente incenerito unitamente al non differenziato con tutto l’inquinamento che ne consegue, che va a minare la nostra salute e l’Ambiente (indipendentemente dagli ottimi, pur sempre insufficienti filtri applicati alle ciminiere), allora il cittadino potrebbe anche cominciare ad arrabbiarsi, rendendosi conto che nonostante gli alti costi e i sacrifici si continua ad inquinare in quantità eccessiva,e quindi emerge naturale l’impressione che ci sia qualche cosa che non funziona.    

Dopo queste considerazioni potrebbero risultare più comprensibili (anche se sempre deprecabili e non legittime) le reazioni scomposte dei ...”confinanti”.
Il problema però, come giustamente dice l’assessore all’Ambiente Federico Eligi, va risolto in sede politica.
Tra le varie domande che si pongono i cittadini più informati, vi è anche quella sul perché venga loro imposto di fare tanti sacrifici buttando una notevole quantità di denaro che non hanno e che quindi lo devono sottrarre ad altre loro necessità di vita quotidiana,  quando invece salta fuori che questi sacrifici sarebbero facilmente evitabili, visto che oggi è possibile ottenere gli stessi identici risultati nel differenziare i rifiuti, o addirittura di gran lunga migliori e totalmente a costo zero, semplicemente utilizzando le ormai abbondanti nuove tecnologie, molto più efficienti della superata differenziazione manuale utilizzata attualmente.

Differenziare è un comportamento corretto e certamente intelligente, ma se gli abitanti differenziano in modo valido solo il 40% (ed è già un ottimo e grande risultato), ma bruciano il rimanente 60% nei vecchi e inquinantissimi impianti di termovalorizzazione, questi cittadini si possono definire dei benemeriti da prendere a modello, oppure (loro malgrado, perché sono in totale buona fede) degli incoscienti inquinatori perché inceneriscono il 60% rimanente?  Ecco il dilemma che stranamente la politica continua a ignorare!

Naturalmente è doveroso precisare che gli amministrati sono obbligati ad adeguarsi alle indicazioni dei propri amministratori, quindi non è colpa loro se credendosi ottimi protettori della natura, ma utilizzando le vecchie tecnologie e metodi di raccolta, oggi diventano automaticamente, loro malgrado, dei grandi inquinatori, ovviamente ciò deriva solo dal fatto che ora esistono tecnologie e metodi per azzerare tutto il dannoso inquinamento causato da quel secondo 60%, alle quali i politici non sembrano interessati!  Oltretutto per ottenere tale notevole inquinamento sopra indicato, si spendono anche delle montagne di denaro che si potrebbero risparmiare evitando nel contempo di avvelenare i polmoni e i cibi propri e dei nostri figli.

Questa ultima considerazione deriva dal fatto che quasi tutti gli amministratori delle zone citate, conoscono l’esistenza di tecnologie che non solo possono effettuare la stessa differenziazione partendo dal vecchio cassonetto contenente sacchetti indifferenziati, ma la possono fare anche meglio e soprattutto gratuitamente in impianti totalmente automatici (digitare su Google Complesso Ecologico Polivalente).

Naturalmente ciò che disturba di più è che non si fa niente per ricercare, valutare, sperimentare o utilizzare un risultato migliore che può essere ottenuto con altri metodi, senza alcun sacrificio, né fisico né economico per l’utente, e in più risparmiando da 50 al 55% di quanto paga oggi per l’intera tassa sui rifiuti.

L’ultimo tocco a completamento di quella che sembra una specie di beffa e una inutile perdita di tempo e denaro, determinata dal persistere nell’uso dei vecchi metodi che si concludono in una inquinantissima e inutile fornace di qualche termovalorizzatore, è lo scoprire che le nuove tecnologie sono in grado non solo di eliminare anche la frazione umida rimanente o pericolosa e/o comunque indifferenziabile, ma lo fanno anche senza il minimo inquinamento delle falde freatiche, del suolo e dell’aria che respiriamo.  E questo i politici lo sanno molto bene.

Se è vero, come certamente è vero che il problema è politico, se esistono veramente queste tecnologie stranamente ignorate, e se esistesse una netta volontà degli Amministratori di migliorare la vita del propri amministrati, i cittadini avrebbero o non avrebbero il diritto di reagire e farsi e fare delle domande a chi inventa e impone ancora oggi le vecchie e costose soluzioni (senza in realtà risolvere minimamente  il problema dei rifiuti), sul perché le tecniche nuove e gratuite non vengono almeno valutate, o se le hanno valutate, quali sono stati gli esiti?
Se si, come spereremmo fosse stato fatto, che cosa impedisce loro di informare i propri amministrati su tali ricerche e relativi esiti, in modo da dimostrare a tutti che hanno percorso tutte le strade possibili e si sono impegnati al meglio e a fondo per risolvere i problemi del settore, della salute e delle modeste finanze della comunità?

Dalle informazioni che si possono assumere, sembra in oltre, che tutto quello che ora paghiamo profumatamente, dall’acquisto dei termovalorizzatori alla gestione della differenziazione manuale così come lo subiamo oggi, con tali nuove tecnologie sia tutto completamente gratuito perche recuperato in 20 anni in Project financing dall’azienda che ne possiede il know-how, che a proprie spese e rischio costruisce e gestisce per 20 anni i particolari impianti che differenziano ed eliminano senza il minimo inquinamento anche i rifiuti più tossici e pericolosi.
Ma siamo proprio certi che abbia senso una guerra tra Comuni e cittadini a colpi di sacchetti di immondizia, continuando a farci reciprocamente e inutilmente male, quando, se quanto sopra fosse vero, ci sarebbero ottime opportunità da utilizzare o quantomeno da esplorare da parte dei politici?   Ma per quanto tempo ancora i cittadini devono continuare a pagare e subire in silenzio la non valutazione e il non utilizzo di queste eventuali nuove opportunità?
Esitono gli elettrotreni e ora anche la TAV, ma perché vogliano continuate a usare la locomotiva a vapore che ci fa arrivare sempre in ritardo e respirare la polvere del carbone che esce dalla ciminiera?

Sergio Marchetti
Specialista in protezione dell’Ambiente

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