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Cronaca

Allarme siccità, Coldiretti: "In pericolo pascoli e aziende pisane"

Agricoltori preoccupati per l'arrivo delle prossime ondate di calore. La criticità idrica riguarda, nel solo pisano, circa 65 mila capi e 800 aziende (dati Banca Nazionale)

A causa della siccità nel volterrano e in tutta la provincia, Coldiretti denuncia una situazione insostenibile: laghetti, pozze d’acqua e ruscelli sono stati letteralmente presi d’assalto da cinghiali, daini e cervi, facendo rimanere a secco pecore e vitellini. La denuncia è partita da Bartolomeo Carta, un allevatore che possiede 450 capi di razza sarda, che è costretto ad abbeverare le sue pecore portando le cisterne direttamente nei campi.

"L’acqua dei laghetti naturali non basta più per tutti. Quella che c’è - racconta l'allevatore - se la bevono i cinghiali. Saccheggiando anche le pozze". La prolungata siccità e le alte temperature hanno trasformato i pascoli in deserti dove è impossibile trovare un filo d’erba verde. Un fenomeno che apre inquietanti scenari in tutta la regione dove rischiano di restare a secco, nei prossimi giorni 700 mila capi tra ovini, bovini, caprini, bufalini, equini con effetti pesantissimi su produzione e sulla salute degli animali.

Secondo Coldiretti e Associazione Regionale Allevatori, la siccità costerà alle aziende di allevamento tra il 70% e l’80% in più di costi al giorno per l’acquisto di foraggi e cereali, e avrà un calo di produzione di latte, dovuto al caldo. "I pascoli sono secchi - spiega Fabrizio Filippi, presidente Provinciale Coldiretti - e gli allevatori sono già costretti a nutrire gli animali con il fieno, intaccando pesantemente le riserve invernali. In estate gli allevamenti si alimentano con l’erba dei pascoli riducendo notevolmente i costi di gestione. È una situazione straordinaria ed incredibile".

L'ondata di caldo è destinata a peggiorare e la storia di Bartolomeo Carta non è l’unica. Le paure sono confermate anche da Angelo Del Sarto, la sua azienda agricola si trova ai confini del Parco di San Rossore: "Non c’è più pascolo - racconta - quella poca pioggia che è caduta è servita a poco. Il terreno è molto arido e stiamo utilizzando il fieno che avevamo messo da parte per l’inverno”.

"Il pascolo è pietoso - conferma Marco Veronesi, direttore dell’Associazione Allevatori - e le imprese non riescono a soddisfare il fabbisogno energetico: sono costretti ad acquistare il foraggio ed i cereali che intanto stanno già subendo i primi rincari. Se le pecore non mangiano, anche la produzione di latte ne risente. E poi l’erba secca le rende meno fertili e produttive". Ma come già denunciato da Coldiretti, sono a rischio anche le produzioni di mais, sorgo e girasoli.

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