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Cronaca Piazza dei Miracoli

"Pensa se Pisa si svegliasse senza la torre": la mafia progettò un attentato

Lo ha rivelato il pentito Gioacchino La Barbera nel corso dell'udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia. Secondo quanto raccontato la mafia avrebbe avuto nel mirino proprio il simbolo della città: l'esplosivo era già pronto

La mafia voleva far saltare per aria la Torre di Pisa. Rispondendo alle domande del pm Francesco Del Bene, nel corso dell'udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia, il pentito Gioacchino La Barbera ha ripercorso gli anni caldi della stagione delle stragi. Quel biennio, tra il '92 e il '93, che insanguinò il Paese con le autobombe, che dopo Capaci e via D'Amelio, ebbero come scenario anche Roma, Firenze e Milano.

La Barbera ha raccontato della trattativa 'parallela' avviata dal boss Nino Gioè, morto suicida in carcere, con i Carabinieri, attraverso l'eversore nero Paolo Bellini, esperto d'arte. Fu proprio quest'ultimo, a dare l'idea a Gioè di un attentato contro il patrimonio artistico nazionale. "Pensa se Pisa si svegliasse senza la torre", avrebbe detto Bellini a Gioè. Un attentato per il quale era già pronto l'esplosivo, scoperto dalle forze dell'ordine grazie alla collaborazione di un pentito, ma che fu comunque accantonato dopo gli importanti arresti del '93, tra i quali quello di Totò Riina. Ma non solo.

Bellini, infatti, immaginava di barattare la restituzione delle opere d'arte rubate con la concessione degli arresti ospedalieri per alcuni mafiosi. Bellini sarebbe stato in contatto con un generale dell'Arma che gli avrebbe dato le foto di opere da recuperare. In cambio Gioè avrebbe chiesto i domiciliari o gli arresti ospedalieri per boss del calibro di Bernardo Brusca e Pippo Calò. Secondo quanto riferito da Gioacchino La Barbera, l'accordo fu ipotizzato tra maggio e settembre del '92, ma non si concretizzò. (fonte TMNews)

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