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Cronaca Calambrone / Viale del Tirreno, 356

Bambina morta a Calambrone, parla la madre: "Un'escalation di violenza"

La madre della piccola Samantha ha ricostruito gli ultimi giorni di vita della bambina, sottolineando un aumento dell'aggressività da parte del patrigno, ora in carcere

Botte e violenza. Sempre di più. Sono gli ultimi giorni della vita della piccola Samantha, trovata morta la scorsa settimana all'interno di una baracca lungo viale del Tirreno a Calambrone. La madre è stata interrogata per ore dagli investigatori e ha ricostruito i momenti terribili vissuti dalla bambina, in una escalation di aggressività del patrigno che appunto spiega i segni trovati sul corpicino.
La donna avrebbe anche affermato che la Polizia Municipale conosceva la situazione presente in quella ex pizzeria dismessa perchè nel dicembre scorso i vigili erano andati a cercare il fratello minorenne del serbo arrestato per chiedere spiegazioni sulle sue assenze scolastiche, ma il ragazzino se n'era già andato. E d'altra parte lo stesso sindaco Marco Filippeschi ha confermato, in una intervista al Corriere Fiorentino, che i vigili urbani e i Carabinieri sapevano della presenza di persone diverse da quelle a cui il Comune (il locale è di proprietà dell'amministrazione comunale) aveva affittato i locali, ma non lo sapevano i servizi sociali, che non sarebbero stati mai avvisati, come ha confermato nuovamente la presidente della Società della Salute Sandra Capuzzi.

Eppure proprio su questo punto emergono nuovi dettagli riportati dal quotidiano La Nazione, per il quale quando il 30 agosto 2015 la madre della bambina venne refertata all'ospedale di Livorno con un trauma cranico per le violenze subite, la Asl 6 labronica attivò il cosiddetto 'Codice Rosa' e vennero avvisati di conseguenza i servizi sociali del Comune di competenza, dunque quello di Pisa. Inoltre i Carabinieri di Tirrenia, nonostante poi la donna, dopo aver lasciato l'ospedale, tornò dal compagno senza formalizzare una denuncia, avvisarono ugualmente l'autorità giudiziaria. Ma dal Comune e dalla Società della Salute continuano ad affermare che i servizi sociali non erano al corrente della situazione in cui una bambina era costretta a vivere, tra degrado e botte. E' evidente che qualcosa non ha funzionato.

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