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Cronaca

Bambini ucraini nelle scuole di Pisa: "E' il momento dell'accoglienza, la barriera è la lingua"

Volontari in classe per tradurre e tanta solidarietà. Nuovi ingressi al comprensivo Galilei di Pisa. Il punto con la dirigente Rossana Condello

Trovarsi in una nuova città, senza l'ambiente domestico conosciuto, con lo spettro della guerra. La vita scolastica che diventa ancora di più momento di normalità ed amicizia. Continuano gli inserimenti nelle scuole pisane dei bambini delle famiglie ucraine in fuga dal loro Paese. Ad oggi, 22 marzo, presso l'istituto comprensivo Vincenzo Galilei, sono 7 gli studenti da poco iscritti: due all'infanzia, quattro alla primaria ed uno alle medie. Ieri c'è stato il benvenuto simbolico dell'amministrazione alle Gereschi. La fase attuale, come spiega la dirigente del comprensivo Rossana Condello, "è concentrata sull'accoglienza, sul far sentire i bambini parte della comunità".

Dalla prima assistenza fino al lavoro in classe. "C'è una documentazione predisposta dal Ministero che consegnamo - spiega la dirigente - un vademecum scritto anche in cirillico, poi accompagnamo i genitori nelle iscrizioni. E' molto preziosa l'opera dei volontari, spesso mamme di seconda generazione, che consentono di fare da collegamento linguistico". Questo avviene anche per le lezioni, con i volontari che affiancano i giovanissimi nuovi arrivati in classe, consentendo loro di seguire le spiegazioni e interfacciarsi con i compagni. "Da oggi inoltre - aggiunge Condello - si sta predisponendo il collegamento per la didattica a distanza con l'Ucraina, per poter offrire ore di lezione con i propri maestri del Paese di origine". 

L'eccezionalità della situazione, della guerra, gli alunni la percepiscono al crescere della loro età. "Nella scuola dell'infanzia - racconta la dirigente - non c'è una reazione particolare, i nuovi bambini che arrivano sono visti solo come un nuovo compagno con cui giocare. Alle primarie si è vista dell'emozione e ancora di più oggi alle medie, quando è stata presentata una nuova bimba. Anche gli insegnanti si sentono coinvolti. Per gli alunni, più si è grandi, più si avverte il significato della parola 'guerra'. Io ad esempio ho seguito la famiglia di una 17enne e alle superiori sono stati proprio gli studenti ad attivarsi in prima persona per l'accoglienza, dando il benvenuto alla nuova arrivata. C'è stata commozione. E' un bel segnale di grande solidarietà". 

Si attendono nuovi ingressi scolastici nel prossimo periodo. "So che molti bambini sono già arrivati in città - dice Condello - ma non si sono ancora iscritti a scuola". La macchina organizzativa è partita, servono risorse, soprattutto umane: "Servono i fondi del Ministero, ma soprattutto i mediatori culturali per superare la barriera della lingua. Non possiamo contare sempre sui volontari. Questo è l'ostacolo principale. Il 'risultato scolastico' ci preoccupa meno, consideriamo che gli ucraini devono imparare un alfabeto nuovo. Ma i bambini sono veloci nell'apprendimento. La lingua invece è fondamentale per rendere subito gli alunni partecipi alla vita di scuola e di questo c'è bisogno adesso".

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