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Cronaca Centro Storico / Piazza del Duomo

Ritorno delle bancarelle in Piazza dei Miracoli, gli architetti: "Ripartire non vuol dire ripetere errori"

Dall'Ordine degli Architetti e Paesaggisti è espressa contrarietà sull'intenzione dei commercianti di chiedere una moratoria di 5 anni per tornare in Piazza Duomo

Una netta bocciatura da parte dell'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Pisa sul rientro delle bancarelle in Piazza Duomo. L'intenzione di richiedere il ritorno al passato, con la collocazione degli storici banchi di fronte alla Torre Pendente, era stata annunciata dal Consorzio Pisa dei Miracoli. Il presidente Gianmarco Boni aveva sottolineato il momento particolarmente drammatico che gli esercenti stanno passando, con l'emergenza Coronavirus e un turismo che al momento è assente.
Alla contrarietà dei promotori dell'appello 'Mai più bancarelle in Piazza dei Miracoli', si aggiunge quella degli architetti pisani.

"Come cittadini e come professionisti intendiamo ricordare come Piazza del Duomo non appartenga ai soli bancarellai pisani, ma sia un bene comune, appartenente a tutti i cittadini pisani, alla comunità nazionale e, quale sito UNESCO, all’umanità intera - sottolineano dall'Ordine degli Architetti - riteniamo pertanto inconcepibile che una qualsiasi categoria pensi ancora di poter eludere la norma per affrontare una crisi che tutti stiamo vivendo con drammaticità. Il profondo disagio non può essere affrontato eludendo una legge, ma perseverando nell’applicarla, perseguendo soluzioni credibili di reale valorizzazione della città e delle sue funzioni commerciali; e si può fare solo attuando politiche urbanistiche che non prescindano dalla tutela e conservazione del patrimonio, ma su di esso focalizzino il proprio programma di sviluppo".

"Una piazza che ha saputo riconquistare la propria spazialità attraverso il non facile restauro degli edifici che la circondano e che è tornata a sperimentare il silenzio lontano dal turismo di massa, non può tornare indietro - proseguono gli architetti - 'ripartire' non vuol dire ripetere errori che conosciamo fin troppo bene e che storicamente non hanno più ragione di esistere, ma progettare il futuro cambiando registro e recuperando il valore che viene dalla storia, ponendo cultura patrimonio e paesaggio al centro di una riflessione capace di generare conoscenza e consapevolezza del bello e delle memorie che ci circondano".
"Rispondere alla crisi non vuol dire depauperare il nostro patrimonio, ma innescare nuove funzioni e soluzioni capaci di generare economia, in cui le pubbliche amministrazioni sappiano riprendersi il ruolo di promotori di sviluppo, governando i processi nel rispetto della tutela e non limitandosi a recepire le istanze che rappresentano interessi di soggetti economici privati, poco attenti, come in questo caso, al bene comune" concludono.

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