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Cronaca

Bando cultura: "Lavoratori di settore sostituiti con volontari"

Critiche di SGB e 'Mi riconosci? Sono un operatore dei beni culturali' all'amministrazione: "Promosse forme di sfruttamento"

Il Sindacato Generale di Base e gli attivisti di 'Mi riconosci? Sono un operatore dei beni culturali' attaccano l'amministrazione sul bando cultura per la concessione di contributi ordinari.

"Intravediamo diverse falle - scrivono i due soggetti - tutte coerenti con la fase politica che stiamo attraversando. La cultura è cosa seria e come tale va trattata, i lavoratori di settore sempre più bistrattati non possono essere paragonati a degli hobbysti della domenica. Nel bando, che prevedeva uno stanziamento complessivo di 120mila euro, si menzionano; enti associazioni e fondazioni senza scopo di lucro e seguendo la logica il 'personale' impiegato deve essere rigorosamente a titolo gratuito. Non ci meravigliamo che vengano partorite proposte del genere, del resto un ministro qualche anno fa disse esplicitamente che 'con la cultura non si mangia', la meraviglia semmai è resa da un servizio che può essere prestato alla collettività e che non diventi esercizio di propaganda (post)elettorale".

"La qualità del resto va a braccetto con la professionalità - insistono - certamente non mettiamo in dubbio chi dona un servizio a titolo gratuito poiché il volontariato è uno dei capisaldi della democrazia, allo stesso tempo condividiamo che alcuni spettacoli debbano essere gratuiti  e accessibili a tutti. Altro discorso è invece l'utilizzo del volontariato come mezzo sostitutivo di lavoratori retribuiti e allo stesso tempo l'utilizzo di personale formato a titolo gratuito, una forma di sfruttamento del tutto inaccettabile".

Anche i tempi stretti non aiutano: "E' quanto meno bizzarro che un bando del genere abbia tempi così stretti, testimonianza tangibile di tutto ciò risiede nelle difficoltà oggettive che diversi soggetti hanno avuto per la presentazione della documentazione alle scadenze dovute, entro il 12 novembre 2018, in correlazione ai tempi strettissimi di realizzazione dei servizi (il 31 dicembre 2018!). La cultura è una cosa seria, così come la vita dei lavoratori e delle lavoratrici che operano nel settore. La qualità del servizio reso alla collettività, passa da tutti questi aspetti, non è tempo di spettacoli per castellani, la cultura è di tutti. Pisa meriterebbe ben altro".

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