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Cronaca

Il Demanio ha promosso un bando per la concessione del Teatro Rossi

L'Agenzia ha pubblicato l'avviso per l'affidamento del bene per massimo di 50 anni

"Generare un ciclo economico virtuoso", per la "valorizzazione del patrimonio pubblico di immobili di interesse culturale e paesaggistico, favorendo nuove attività legate al turismo sostenibile, alla cultura, allo sport, alla formazione, alla mobilità dolce e alla tutela dell'ambiente, attraverso il ricorso a strumenti di partenariato pubblicoprivato". Con queste parole l'Agenzia del Demanio, insieme a Ministero della Cultura, Agenzia Nazionale del Turismo e Difesa Servizi Spa, ha promosso il progetto 'Valore Paese Italia' per una serie di bandi di concessione su immobili pubblici di sua proprietà. Fra questi, dei due in Toscana, figura il Teatro Rossi

Il bando è stato pubblicato il 20 dicembre scorso. Il bando intende affidare l'immobile "a privati in grado di farsi carico del recupero, riuso e buona gestione", per un massimo di 50 anni. Lo storico spazio nel centro di Pisa ha vissuto per 8 anni l'esperienza del Teatro Rossi Aperto, associazione che nell'ottobre 2020, dopo le numerose iniziative tenute e le difficoltà nei rapporti con le istituzioni, annunciò il proprio scioglimento

"Non parteciperemo al bando - ha scritto su Facebook l'associazione TRA lo scorso 6 marzo - perché non abbiamo i requisiti formali, né i soldi. Soprattutto i soldi. Sì, lo abbiamo studiato e no, non ve lo riassumeremo qui, perché sarebbe terribilmente noioso e penoso raccontarvi come di fronte al bando anche la nostra ultima interlocutrice (Regione Toscana) si è tirata indietro".

Questioni di soldi e volontà politica. E in questo senso è Una Città in Comune, rappresentata in Consiglio Comunale, che in una nota chiede al Demanio di ritirare il bando. "La decisione del Demanio di mettere in vendita il Teatro Rossi - scrive la lista - è l'ennesimo tassello contro il movimento nazionale a tutela dei beni comuni, cancellando con un colpo di spugna l'esperienza di autogestione e riqualificazione che in questi anni è stata portata avanti dal Teatro Rossi Aperto, sgomberato in piena pandemia, e con essa una stagione di creazione diffusa e dal basso di importanti proposte culturali. Si pensa ancora una volta di svendere un bene comune al miglior offerente dentro logiche tutte interne a meccanismi speculativi e di privatizzazione, in cui la valorizzazione della cultura e la riqualificazione di spazi pubblici vengono cancellati".

"Siamo assolutamente contrari a questa opzione - conclude Una Città in Comune - ccorre riaprire subito un tavolo di confronto tra tutti i soggetti istituzionali, coinvolgendo chi in questi anni ha ridato vita al Teatro Rossi, per garantire una gestione pubblica e aperta di questo spazio, individuando le risorse necessarie e percorsi partecipati. Occorre che Comune e Regione battano finalmente un colpo".

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