rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Operato d'urgenza a 12 anni per un calcio nelle parti intime a scuola: "Bullismo che poteva essere evitato"

E' successo in una scuola media pisana. I genitori denunciano: "E' un trauma, l'escalation di episodi poteva essere interrotta". La dirigente: "Pensiamo al bene del bambino"

"Mamma, ho dolore" e la corsa in ospedale appena usciti da scuola. Il ricovero, la notizia della necessaria operazione chirurgica. L'intervento, il dolore. "Un incubo", racconta la mamma. Siamo nella parte finale di una vicenda che, fortunatamente, non ha avuto conseguenze fisiche irreparabili. Ma un 12enne che finisce sotto i ferri per un calcio nei testicoli, colpito da un compagno, è un fatto grave. Un episodio che arriva dopo altre azioni subite dal bambino, scenario che ha portato la famiglia a denunciare i fatti ai Carabinieri e inoltrare ad una scuola media di Pisa una richiesta di risarcimento danni.

A raccontare l'accaduto, referti medici e documentazione alla mano, sono i genitori del bambino, convinti che "non è stato fatto abbastanza per evitare che si arrivasse a questo punto". Per tutelare chi è coinvolto non vengono forniti dettagli identificativi, chiameremo quindi la giovane vittima con il nome di fantasia Marco. La scelta dei genitori di rendere pubblica la vicenda è legata alla loro volontà di "sensibilizzare contro questa violenza che non si può tollerare in una scuola. Se si fosse intervenuti prima in modo deciso, si sarebbe evitata questa sofferenza a nostro figlio. L'inerzia peggiora le cose, non solo per i contraccolpi fisici o psicologici, ma perché poi passa il messaggio che ti devi difendere da solo, che non ti tutela chi è deputato a farlo. Come lo Stato, e in questo caso la scuola".

Il primo episodio è di ottobre e parte da una chat di Whatsapp. "Inizialmente - racconta la madre - c'era un gruppo di classe, dove una bambina parlava male di Marco. Con lei c'erano stati già dei problemi l'anno prima, tanto che ebbi anche una discussione con la madre. Comunque per questa frizione hanno litigato, così lei ha creato un altro gruppo a parte dove ha aggiunto i compagni e chiesto loro di schierarsi contro mio figlio. Qualcuno lo ha difeso, e anzi ha poi fatto gli screenshot degli insulti e fatto sapere cosa stava succedendo. Così andai dalla dirigente scolastica a denunciare il fatto. Mi convinse a non andare alla Polizia Postale, che avrebbe sistemato lei la cosa. Di quella chat poi non si è saputo più nulla. Sapendo poi cosa è successo, oggi sto male al pensiero di non esserci andata, alla Polizia".

Passano i mesi, resta la tensione. "Vedevo mio figlio diverso al ritorno da scuola, capivo dal suo umore se la bambina lo aveva insultato o se non c'era a scuola". Si arriva a febbraio, secondo episodio. Continua la mamma: "In classe si facevano girare i compagni di banco. Un giorno un bambino, vedendo mio figlio sporgersi in avanti, gli ha infilato una matita nell'ano. Alcuni alunni hanno riso. C'era un supplente, che non ha visto niente. Marco ha chiesto di uscire ed ha cominciato a piangere. Era saturo della situazione. In seguito ha vomitato. Se tutto questo succedeva alle 11, io l'ho saputo dalla telefonata di una mamma alle 15, che mi chiedeva come stava". La visita medica dal pediatra ha evidenziato una piccola lesione, refertando 10 giorni di prognosi. Marco ha poi avuto incontri con una psicologa per superare il momento.

"A quel punto abbiamo consultato un avvocato - racconta la madre - per avere più forza nelle nostre richieste di tutela alla scuola. Il bambino autore del gesto era molto amico della bambina, dopo che è stato brontolato lei è tornata scatenata". Si arriva a fine maggio. "Vado a prendere Marco a scuola e lo vedo turbato. All'uscita mi dice di aspettare, che doveva parlare con un compagno. 'Perché lo hai fatto?' gli chiedeva. Abbiamo saputo poi che nelle ultime ore di lezione, c'era palestra, Marco aveva difeso un suo amico da un bambino che lo insultava. Questi - un compagno ancora diverso - per risposta prima lo ha preso a pizzichi, con le unghie. Poi usciti dalla palestra, diretti verso l'uscita, gli ha dato un calcio nei testicoli".

Dopo il breve scambio fra i due bambini, alla presenza anche del padre di chi ha dato il calcio, Marco lamenta dolore così la mamma lo porta al Pronto Soccorso. L'accettazione avviene alle 13.30 circa. L'ecografia evidenzia un ematoma, c'è un piccolo versamento. Si va in urologia, bisogna intervenire per scongiurare possibili danni ulteriori. Marco viene operato il giorno stesso. "E' stato un trauma per tutti - racconta la mamma - Marco era sconvolto, sono dovuta intervenire per aiutare a fargli l'anestesia". L'intervento va bene; 20 giorni di prognosi, più altri 10 alla visita di controllo. Infine la decisione di procedere legalmente. 

La dirigente della scuola media, interpellata sul caso, risponde che "ci sono episodi in tante classi e non si parla di bullismo. L'ultimo caso a cui si riferisce la mamma è avvenuto fuori dalla scuola, ma siamo intervenuti comunque con un provvedimento disciplinare. Non ci tiriamo indietro, sono stati coinvolti anche i genitori. Se la mamma ritiene di voler fare causa alla scuola lo faccia. Vedremo poi come andrà, ma non è detto che avremo torto". "Sono mortificata da questa situazione - ha proseguito la dirigente - capisco lo stato di grande preoccupazione per il figlio, ma a cosa serve rivolgersi al giornale? Bisogna lavorare invece sul bambino, per il suo bene, scuola e famiglia insieme".

L'educatrice preferisce non entrare nei dettagli, ma ribadisce: "Ci facciamo carico delle nostre responsabilità, non possiamo però farci carico di tutti i problemi delle famiglie e dei loro bambini. Sul caso della chat su Whatsapp, ad esempio, se i genitori danno ai figli gli smartphone e questi vengono usati poi male, come può intervenire la scuola? Facciamo tante attività e percorsi educativi, sulle emozioni, con la Polizia Postale, con lo psicologo... la verità è che ci sono cose che la scuola non può comunque vedere, e qua servono i genitori. Lavoriamo anche con loro dal punto di vista educativo e questo dobbiamo continuare a fare". 

La vicenda proseguirà secondo i tempi della giustizia, lo sconforto per l'accaduto però resta. "Mentre mio figlio era a letto con la flebo - commenta la mamma - a scuola c'era una recita sul bullismo. Mi sono sentita presa in giro, cosa si parla a fare di questo tema se poi non si riconosce quando avviene?". "Quando non è tuo figlio quello coinvolto - concludono i genitori - si tende più facilmente a chiudere un occhio. Quando invece la vicenda ti tocca personalmente, è tutta un'altra cosa".

(immagine di archivio)

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Operato d'urgenza a 12 anni per un calcio nelle parti intime a scuola: "Bullismo che poteva essere evitato"

PisaToday è in caricamento