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Cronaca

Bullismo, come reagire? Parla la psichiatra: "Osservare, affrontare il problema, comunicare"

La specialista Aoup Liliana Dell'Osso spiega le ripercussioni legate al bullismo e come riconoscere ed aiutare un figlio che si teme vittima di un bullo

Bullismo al centro del dibattito pubblico in queste ore a Pisa, a seguito della vicenda raccontata da PisaToday che ha coinvolto un bambino di 12 anni in una scuola media della città, vittima di alcuni episodi, con l'ultimo di essi che lo hanno costretto a subìre un intervento chirurgico per evitare guai seri alla salute.

Per capire il fenomeno e sapere come reagire in modo bilanciato in casi di bullismo o sospetti tali, abbiamo intervistato la direttrice dell'Unità Operativa di Psichiatria dell'Aoup Liliana Dell'Osso. Dal 2010 Dell'Osso è direttore della Scuola di Specializzazione, dal 2011 è presidente del corso di laurea in Tecniche della riabilitazione psichiatrica e del Master in Medicina delle dipendenze. Dal 2012 coordina l'attività scientifica e didattica del Dipartimento Integrato di Neuroscienze e, dal 2015, è vicepresidente della Società Italiana di Psichiatria.

Professoressa Dell'Osso, quali ripercussioni psicologiche può avere un episodio di bullismo su un bambino?

"Subire atti di bullismo, classicamente, crea dei problemi di natura cognitiva, a carico dell'attenzione, ed emotiva, con flessione dell'umore. La vittima manifesta uno stato di stress e di affaticamento. Può comparire sintomatologia ansiosa. Si potrebbe pensare a sintomatologia 'lieve', qualcosa che sta nel versante del vissuto, e non a livello del corpo. Ma il corpo, la medicina insegna, accusa sempre il colpo. Gli eventi stressanti ripetuti, si pensi all'esempio della vittima di bullismo scolastico quotidianamente costretta a fronteggiare il suo aguzzino, possono comportare l'emergenza di sintomatologia legata a stress allo stesso modo di chi sia esposto ad un evento traumatico grave.

I meccanismi patogenetici, in linea generale, sono i medesimi: l'ormone che media lo stress è neurotossico. Si assiste a un progressivo deteriorarsi dei rapporti sociali, all'instaurarsi di comportamenti di evitamento ed isolamento. Possono manifestarsi sintomi d'ansia e depressivi, uso ed abuso di sostanze, sino all'ideazione ed attuazione di comportamenti anticonservativi e suicidiari. Da questo punto di vista, la vittima di bullismo incorre in gravi rischi".

Quando è necessario rivolgersi ad uno specialista per aiutare la giovane vittima?

"Talora si è portati a sottovalutare i segnali di disagio che provengono dagli adolescenti, bollandoli come ombrosità passeggere correlate all'età a cui non dare particolare importanza. Invece, come si consulta un medico in caso di sintomi fisici anche di poco conto, in modo da escludere eventuali patologie, sarebbe consigliabile comportarsi allo stesso modo anche per turbe comportamentali. Ricordo che i disturbi psichici negli adolescenti si manifestano in modo diverso e più subdolo rispetto all'età adulta. Quello che voglio dire è che, pur senza eccedere nel medicalizzare, è allo stesso modo sbagliato ritenere che i disagi degli adolescenti possano essere sempre 'fisiologici' e andare incontro a remissione spontanea con lo sviluppo o risolversi solo tramite la buona opera delle famiglie o degli insegnanti.

Se si sospetta che il fanciullo soffra per qualche ragione, che sia fisica come un mal di pancia o ambientale come una situazione a rischio per il bullismo, conviene sempre sentire anche il parere del medico specialista. E' molto meglio accertare che non ci sia nulla di grave in corso, che ignorare un potenziale problema incipiente. Come per tutte le branche della medicina, anche i disturbi da stress post traumatico risultano meno complessi se trattati tempestivamente, prima della cronicizzazione e dell'esibizione di sintomi eclatanti".

Qual è il comportamento che i genitori della vittima devono avere per aiutare il figlio a reagire?

"Non si può pretendere dai genitori, dagli insegnanti e dagli altri professionisti dell'educazione di improvvisarsi neuropsichiatri infantili o psicologi cognitivo comportamentali; questo è chiaro. Il genitore però può attuare delle condotte cautelative. La prima è quella dell'osservazione. La fanciullezza prima, e l'adolescenza poi, sono momenti di transizione caratterizzati da cambiamenti nel corpo e nel comportamento. Entrambi questi versanti possono essere osservati, e in presenza di un'anomalia percepita può sempre essere utile richiedere un parere a un professionista.

Il secondo punto, più importante di quanto possa sembrare, è quello che potremmo chiamare igiene di vita. Alcuni aspetti, quali il ritmo sonno veglia e la vigilanza sull'assunzione di sostanze psicoattive, alcol e droga, devono essere tenuti sempre al centro dell'attenzione. Infine, i genitori devono saper intrattenere una comunicazione efficace con la scuola da un lato, e con gli operatori sanitari, se il ragazzo è vittima di bullismo, dall'altra. Il problema va sollevato, produttivamente e tempestivamente; e va aggredito su entrambi i versanti".

Cosa può portare un bambino a diventare un bullo? Cosa 'scatta' nella mente di un bullo?

"I fattori che determinano un comportamento per così dire aggressivo e deviante di questo tipo possono essere molteplici, ed il piano psichiatrico è solo uno dei molti possibili. Quello che mi preme sottolineare è che anche il bullo, dal mio punto di vista, presenta un comportamento problematico e, spesso, anche un certo grado di sintomatologia rilevante. Non è infrequente riscontrare anche in questo caso sintomi da stress post traumatico pregresso.

In linea teorica, qualsiasi evento stressante può scatenare uno scompenso psichico, lieve od intenso che sia, in tutte le età della vita. Tuttavia, lo stress da solo non è mai sufficiente. Entra in gioco un piano biologico, costituzionale, che coinvolge tanto fattori genetici che perinatali, e che può essere indagato solo attraverso un'anamnesi dettagliata. Bisogna rendersi conto bene del contesto sociale di riferimento e le contingenze in cui si è collocata l'azione, valutando con estrema cura prima di 'medicalizzare' un gesto che ha connotati gravi ma che, proprio prendendo in analisi l'età del soggetto, impone la massima cautela nell'etichettarlo".

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