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Cronaca

Carcere Don Bosco: il lavoro come reinserimento sociale dei detenuti

La Commissione Consiliare ha approvato il protocollo d'intesa sui lavori di pubblica utilità non retribuiti dei detenuti: un programma di reinserimento graduale nella società

Ieri durante la Commissione consiliare Politiche Sociali è illustrato il protocollo d’intesa per 'l’inserimento dei soggetti in esecuzione penale esterna in attività riparativa a favore della collettività'. "È nata una collaborazione di grande importanza - ha commentato Michele di Lupo, consigliere comunale del Pd - che se affinata e completata darebbe seguito alla decisione approvata dal Consiglio Comunale che si è occupato più volte della questione Carcere Don Bosco".

"Con questo atto le persone condannate a scontare una pena, potrebbero, se in possesso dei requisiti di legge, avere maggiori e nuove opportunità di inserimento nel tessuto sociale della città, impegnandosi a svolgere lavori di utilità sociale e di “giustizia riparativa” non retribuiti. L’amministrazione comunale - conclude Di Lupo - ha manifestato la propria disponibilità ad aderire a  questo protocollo e l’auspicio che possa avvenire con il coinvolgimento dell’Istituto Don Bosco e della Magistratura di Sorveglianza".

L'amministrazione ha inoltre dichiarato la sua solidarietà al personale di polizia penitenziaria e civile, per la crescente preoccupazione dovuta al sovraffollamento del carcere pisano.  La Commissione ha sottolineato l’emergenza nell'attuare riforme strutturali ed interventi, promessi dall'attuale governo. Il Don Bosco continua ad essere caratterizzato da una presenza di detenuti superiore alla capienza normale.

Per questo motivo il Consiglio delle Politiche sociali chiede che i Parlamentari eletti nella circoscrizione XII, si adoperino perché vengano messe in atto azioni di immediato contrasto al sovraffollamento, tese ad elevare gli standard di tutela dei diritti umani nell’Istituto pisano. "I parlamentari sollecitino il Ministro di giustizia affinché vengano destinate adeguate risorse economiche ed umane al sistema dell’esecuzione penale, incrementando le disponibilità economiche alle attività lavorative dei detenuti ed alle strutture di supporto all’esecuzione della pena, mediante misure alternative alla detenzione".

 

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