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Cronaca

Carceri in Toscana, quadro preoccupante: a Pisa "condizioni mediocri"

Il garante regionale dei diritti delle persone detenute della Toscana Franco Corleone ha effettuato un giro di ispezione nelle varie carceri del territorio per rilevare le condizioni e le criticità presenti

“Problemi di agibilità fisica per molte strutture carcerarie toscane dove, seppur in presenza di risorse economiche, non si è capaci di realizzare nemmeno interventi di edilizia minima”. Questo l’aspetto che spicca su tutti nel bilancio presentato, questa mattina, ai giornalisti dal garante regionale dei diritti delle persone detenute della Toscana Franco Corleone, dopo aver visitato diverse case circondariali della Toscana.

Corleone ha evidenziato, soprattutto, la “scarsa efficacia nella gestione delle risorse per l’edilizia carceraria”. “Occorre - ha detto il garante - un cambio di passo, l’amministrazione penitenziaria è come un pachiderma che non si rende conto della gravità della situazione, è una macchina che ansima. La Toscana potrebbe diventare un buon esempio perché ci sono progetti che funzionano come il teatro a Volterra o i libri scritti dalle donne a Sollicciano”.

Le situazioni più gravi presentate dal garante sono ad Arezzo e a Livorno. Ad Arezzo un “carcere funzionante - ha detto - è stato chiuso nel 2010 per un progetto di ristrutturazione demenziale che prevedeva lavori al primo e secondo piano e non al piano terra, un progetto che non è mai stato terminato. I lavori sono iniziati giusto per rendere la struttura inagibile, poi tutto è stato abbandonato al degrado”. “A Livorno, invece - ha proseguito Corleone - c’è un nuovo padiglione chiuso che non può essere utilizzato perché manca di collaudo”.

Per quanto riguarda la casa circondariale di Pisa, Corleone ha sottolineato che presenta “condizioni generali mediocri e sono necessari diversi lavori come nella sala colloqui”. Necessaria poi la ristrutturazione (almeno di parti) della sala polivalente interessata da importanti infiltrazioni e lo sblocco dell’edificio cosiddetto GS1 (ex padiglione a grande sorveglianza), la cui costruzione è stata interrotta a seguito del commissariamento dell’azienda appaltatrice.

Analizzando invece la situazione del carcere di Volterra il garante dei detenuti ha evidenziato che sarebbe necessaria, soprattutto nelle parti meno luminose dell’istituto, la rimozione dalle finestre delle grate, che limitano l’accesso della luce. Inoltre importante la ristrutturazione degli spazi posti sotto la ex sezione di Alta Sicurezza, per ospitare le attività del corso alberghiero a indirizzo enogastronomico.

Un “quadro preoccupante” quello delineato da Corleone a livello toscano, “ma - ha detto - ci sono molte cose possibili da fare subito. Abbiamo scritto ai dipartimenti e ai provveditori facendo presente che la situazione va sanata. Ci siamo dati tempo fino a Pasqua per vedere se qualcosa succede, altrimenti apriremo un forte contenzioso”. Fino al punto, ha spiegato Corleone, “di mettere in pratica il blocco della vita dei penitenziari”.

Al 28 febbraio il numero dei detenuti nei nostri istituti è di 3774 (di cui 143 donne e 1970 stranieri) a fronte di una capienza totale regolamentare di 3299. Il tasso di affollamento medio nella regione è del 114% ma la realtà cambia da istituto ad istituto. Le realtà più affollate sono Pistoia (189%), Sollicciano (167%) e Prato (144%). Le meno affollate Arezzo (34%) e Livorno (53%) ed in entrambi i casi si tratta di istituti in ristrutturazione, la cui capienza effettiva è molto inferiore a quella ufficiale. A Pisa, a fronte di una capienza regolamentare di 232 detenuti, ce ne sono in realtà 279, di cui 31 donne e 168 stranieri. Non è al completo invece il carcere di Volterra dove la capienza regolamentare è di 187 detenuti: ce ne sono 134 di cui 38 stranieri.

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