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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Chiusura casa alloggio: "Ci sentiamo abbandonati", ma la SdS c'è

Se da una lato nell'associazione Apan, titolare del progetto della struttura per l'accoglienza delle mamme dei bambini prematuri, c'è sgomento per un destino che sembra segnato, dalla parte opposta la Società della Salute chiama in causa l'Aoup e l'Asl

Siamo arrivati alle porte con i sassi. Il destino de 'L'isola che c'è', la casa alloggio per le mamme dei bambini nati prematuri o con patologie, ricoverati presso l'ospedale Santa Chiara, sembra segnato. "Anche ieri mattina ho dovuto rifiutare alcuni ingressi, tra l'altro la madre di un bambino prematuro ha dato in escandescenza in reparto perchè non sapeva dove andare, ma noi non possiamo prendere altre persone".

E' sconsolata Cristina Galavotti, l'assistente sociale che insieme all'associazione Apan sta portando avanti la battaglia contro la chiusura della struttura, uno stop obbligato dal taglio dei finanziamenti. "A quello che ci hanno anticipato dalla Società della Salute nel 2016 ci saranno ulteriori riduzioni, questo renderà ancora più improbabile il proseguimento del progetto - sottolinea Cristina - purtroppo la Regione è totalmente assente, a niente è servita la petizione on line che abbiamo lanciato e la manifestazione di domenica. Ci sentiamo abbandonati: ne' la Società della Salute, ne' l'Azienda Ospedaliera hanno fatto da tramite con la Regione e ora, anche se l'attività dell'associazione proseguirà, non possiamo più permetterci di tenere aperta 'L'isola che c'è'. Di certo non possiamo mandare via le mamme presenti attualmente, ma non possiamo prenderne alcuna nuova". "E ora cosa faranno le tante madri dei bambini ricoverati? - si chiede perplessa - non possiamo lasciarle sole".

In realtà però i tagli dei finanziamenti al sociale non sono arrivati come un fulmine a ciel sereno sul progetto dell'Apan, e forse qualcosa si poteva fare per evitare di arrivare a questo punto. "La Regione - chiarisce infatti la presidente della Società della Salute Sandra Capuzzi - aveva avvisato che ci sarebbero stati riduzioni e aveva chiesto alle associazioni una riorganizzazione dei progetti con una revisione dei costi. C'è chi ha ridotto e chi no. L'Apan ha presentato un progetto con i soliti costi ed è normale che poi sia avvenuto ciò che è avvenuto. Era necessario quindi rivedere i conti prima, senza poi subire tagli così drastici".

Sull'importanza del progetto comunque non ci sono dubbi. "Sono tanti i progetti all'interno dell'Azienda Ospedaliera che consideriamo importanti, 'L'Isola che c'è' è senz'altro uno di questi, nonostante poi non si rivolga in maniera prevalente alle mamme di Pisa, ma è inutile comunque fare una battaglia in solitaria - sottolinea Capuzzi - sarebbe meglio invece che le varie associazioni si mettessero insieme per fare fronte comune". Nessun abbandono dunque, anzi. "Appena ci è arrivata la comunicazione dei tagli dalla Regione, intorno a marzo-aprile come Società della Salute abbiamo sottolineato l'importanza di vari progetti (tra gli altri L'isola che c'è, Ludoteca, Dottor clown, Piccolo pigiama, ndr), è normale che dobbiamo preoccuparci un po' di tutti, non solo di quello dell'Apan - afferma ancora la presidente della Sds - quello che chiedo alle associazioni è di rivedere i costi perchè oggi le iniziative nel sociale, al di là della loro validità, devono anche essere sostenibili economicamente".

E poi la 'chiamata alle armi' degli enti con uno spiraglio che pare resti aperto: "Se l'Azienda Ospedaliera sottolineasse alla Regione l'importanza di questi progetti all'interno dell'ospedale sarebbe già un primo passo, così come l'Asl di area vasta potrebbe intervenire sulla questione - conclude Capuzzi - credo che la Regione sia disponibile ad un confronto su questi temi".

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