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Cronaca

Cantiere fantasma, case vecchie fatiscenti e nuove non abitate: "La riqualificazione di Sant'Ermete è fallita"

Nel degrado il cantiere per i nuovi 33 alloggi erp. La Commissione consiliare rileva le criticità ai vecchi blocchi. Residenti pronti alle cause legali

"Ridateci il plastico del progetto di riqualificazione che lo aggiorniamo: è fallito. Vogliamo che una Commissione d'inchiesta del Consiglio comunale faccia luce su questi 12 anni e individui i responsabili. Tutti questi sprechi li pagano i cittadini". Il Comitato di Sant'Ermete si è trovato nel primo pomeriggio di ieri, 29 marzo, davanti l'Ufficio Casa di via Fermi per denuciare - si teme - il definitivo stop ai lavori per i 33 alloggi in costruzione in via Emilia. Si parla di lavori eseguiti dal 2018 ad oggi pari a circa 1,8 milioni. Un percorso, quello della riqualificazione del quartiere, che probabilmente, per mancanza di fondi, non vedrà nemmeno la demolizione delle vecchie abitazioni. Case dove si continua a vivere fra mille criticità, come evidenzia la stessa Seconda Commissione di Controllo e Garanzia del Comune nel verbale del sopralluogo dello scorso 2 marzo. 

Le rivendicazioni degli attivisti si evolvono, sia nel merito che nel metodo, alla luce di quanto hanno visto e descritto i consiglieri comunali nel verbale della visita alle case: dopo le proteste degli ultimi due mesi degli abitanti, ora gli avvocati del Comitato hanno provveduto a scrivere ad Apes e Comune per avere la cancellazione dei debiti pregressi e futuri per morosità ed affitti, "fino al completo ripristino delle condizioni di agibilità ed effettiva fruibilità di spazi interni ed esterni" delle case popolari, "con riserva di procedere per il risarcimento dei danni" per tutti i ritardi e le carenze circa "custodia, manutenzione e controllo degli immobili". Ma a gettare ancora più ombre sulle prospettive dei residenti, in base ai documenti mostrati dal Comitato, è lo stato di conservazione del cantiere dell'edificio dei 33 alloggi in costruzione.

Il sopralluogo della Commissione nelle vecchie case popolari

Nelle more della risoluzione del contratto fra ditta costruttrice e Apes, fra contestazioni e controdeduzioni, volano gli stracci. Alla risoluzione per inadempimento promossa da Apes l'impresa risponde con un lungo elenco di errori che la partecipata comunale avrebbe fatto nella progettazione dell'intervento, non collaborando poi nelle realizzazioni. Un contenzioso che non sembra andare verso una risoluzione, con la paura che lo scheletro di via Emilia resti tale per chissà quanto tempo. L'assessore Veronica Poli a gennaio affermava che, nel caso di necessità, l'amministrazione comunale sarebbe stata "pronta a farsi carico economicamente dell'investimento necessario per portare a compimento l'edificio dei 33 appartamenti". Un impegno di spesa che però potrebbe essere molto rilevante e di difficile programmazione, dato anche l'aumento dei costi dei materiali da costruzione nell'attuale crisi energetica. 

Scontro ditta e Apes: "Procedimento per celare il grave inadempimento"

L'Apes ha deliberato il 27 gennaio 2022 la risoluzione dell'appalto per grave inadempimento legato al ritardo nell'ultimazione dei lavori. Il 17 febbraio viene svolto un sopralluogo con la redazione dello 'Stato di consistenza dei lavori e inventario dei materiali, delle opere provvisionali e degli impianti presi in consegna'. Qua sono indicate le lavorazioni, con le percentuali di conclusione. Su circa 2,2 milioni di euro sono state completate opere per 1,8 milioni; ci sono diverse indicazioni nelle note di "mancati avanzamenti di lavori", di "lastre di cartongesso ammalorate" e "pareti non eseguite in conformità con le schede tecniche". Le criticità per ammaloramenti o divergenze nella realizzazione riguardano lavori per un costo complessivo di circa 225mila euro. Apes scrive che il 6 e 9 dicembre "il cantiere si presenta in stato di totale abbandono e non si riscontra avanzamento delle lavorazioni. Si constata, inoltre, come la mancanza di cautele per la protezione degli elementi realizzati e non ancora completati durante il periodo di inattività ne abbia provocato il parziale ammaloramento". 

Queste rilevazioni, per Apes di fatto fondanti il grave inadempimento dell'impresa, sono in toto rigettate dall'azienda costruttrice. Nelle controdeduzioni fornite il 19 gennaio, due giorni dopo, scrive senza mezzi termini che "il provvedimento avviato dalla stazione appaltante è finalizzato a celare il suo grave inadempimento ribaltando sull'impresa responsabilità inesistenti". E ripercorre poi le difficoltà che spiegherebbero i ritardi nell'esecuzione dei lavori. Si parte fin dall'inizio del cantiere, da metà 2018: "Dopo soli due mesi - scrive l'impresa - emergevano impedimenti progettuali tanto da rendersi necessaria, in data 24 settembre, una sospensione dei lavori (naturalmente illegittima) al fine di redigere una prima variante che sanasse gli errori progettuali emersi in fase esecutiva". 

L'azienda cita altri episodi, come uno stop il 7 marzo 2019 per "errori progettuali sulle altezze dell'opera" e "l'impossibilità di utilizzare i propri mezzi" in quanto non si doveva "creare interferenze con le attività aeroportuali attigue, limitazioni e impedimenti minimamente rilevati dalla stazione appaltante". Ancora il giorno dopo "durante l'esecuzione degli scavi emergeva un'ulteriore incongruenza progettuale consistente in un errato calcolo dei volumi" dell'area da impermeabilizzare, in realtà più ampia del previsto. "Nonostante le segnalazioni" attacca l'impresa, "alcun riscontro perveniva dal Direttore dei Lavori e dal Rup ai fini di chiarire le incongruenze". Ad aprile 2019 compare una "falda di liquami non prevista in progetto" e "si riscontrava una difformità rispetto ai vani previsti per gli ascensori".

Per questi motivi si sarebbero realizzati i ritardi e "soltanto in data 17 maggio 2021 l'impresa riceveva via mail alcune tavole progettuali che, invero, non contenevano alcuna soluzione alle problematiche emerse, erano risalenti al 2019 e non tenevano neppure in considerazione le varianti intervenute, a riprova dell'inadeguatezza delle stesse". Le varianti al progetto originario sono state due, "motivate dall'esigenza di adeguare il progetto alla 'nuova composizione dei nuclei familiari, l'emergenza sanitaria pandemica e la mancata verifica a taglio delle pareti', motivazioni che non giustificavano modifiche strutturali al progetto ma, al contrario, erano finalizzate a sopperire agli errori e alle carenze progettuali da sempre esistenti, senza neppure riuscirvi". Alla fine la ditta afferma che da giugno 2021 è stata posta "in sospensione lavori senza che Apes adottasse le necessarie azioni per eliminare gli impedimenti progettuali a nulla valendo la stessa diffida ad adempiere inoltrata dall'impresa". "Ad essere inadempiente è stata proprio Apes", sostiene l'impresa.

La rabbia dei residenti

"Sono passati 12 anni - hanno fatto il conto al presidio - due amministrazioni, due amministratori di Apes. L'Apes deve prendere atto di questo fallimento, fermi i bollettini che ancora arrivano a chi vive nelle case fatiscenti e collabori per far emergere la verità. Dopo l'Asl, i Vigili del Fuoco, la Prefettura, ora anche un ente comunale come la Seconda Commissione di Controllo e Garanzia riporta le criticità delle vecchie case. Non si può più aspettare. Anche i 39 alloggi sono un problema: ci sono ancora 15 case vuote, e perché? Perché sono ad una camera, troppo piccole. Le cantine già si allagano, non ci sono estintori, gli sportelli delle cabine elettriche non si chiudono, le camere dei bambini sono così strette che non c'entrano insieme un armadio ed un letto normali. Vogliamo la Commissione d'inchiesta, vogliamo sia fatta luce su tutte le carte".

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