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Cronaca

Caso Kobe-Leopolda-Comune, l'associazione: "Basta polemiche, si pensi a come ripartire"

'Casa delle città Leopolda' sostiene la buona fede dell'operato e chiede di concentrare l'attenzione sul sostegno a chi è in difficoltà a causa della pandemia

Getta acqua sul fuoco la 'Casa delle città Leopolda', dopo il caso dei tavolini fatti ritirare dal Comune al ristorante Kobe di Piazza Guerrazzi, sistemazione nel piazzale che aveva permesso all'esercizio di riaprire. Secondo l'associazione "il problema ha assunto una dimensione eccessiva. Nella certezza che il Comune di Pisa sarà trovare una soluzione costruttiva, come Leopolda ci rifiutiamo di alimentare qualunque polemica che coinvolga attività che rischiano di non superare la crisi generata dal virus Covid-19". 

Il concetto viene riassunto chiaramente: "Siamo rammaricati per il ritiro della possibilità offerta al ristorante Kobe. Se qualche passaggio non ha funzionato è dipeso della fretta, non certo dalla mancanza di buona fede, considerando anche l’assenza di qualunque ritorno economico per la Leopolda". L'associazione poi difende la scelta: "Avendo la proprietà manifestato rilevanti preoccupazioni circa la sopravvivenza del ristorante e il rispetto degli impegni assunti con dipendenti e fornitori, abbiamo ritenuto opportuno accogliere la richiesta a titolo gratuito. Negli accordi stipulati con i titolari del ristorante è stato naturalmente precisato che l’autorizzazione della Leopolda non avrebbe esonerato i medesimi dalla necessità di effettuare le opportune verifiche con lo Sportello Unico Attività Produttive, la Usl e le altre autorità competenti. Si tratta della stessa impostazione utilizzata con il Ristorante Pizzeria L’Alba Rossa, che fin dal 2002 ha posizionato tavoli e sedie nel piazzale della Leopolda. L’utilizzo del piazzale per un periodo limitato non è inoltre apparso in contrasto con i principi costitutivi della Leopolda basati sulla creazione di un centro di aggregazione dove sviluppare momenti di incontro, socializzazione e crescita democratica della città". 

Poi il richiamo finale dell'associazione sul concentrarsi sul problema 'vero', la crisi determinata dalla pandemia: "Come Leopolda abbiamo aperto la struttura a tutte le realtà che hanno bisogno di spazi accoglienti e immediatamente disponibili dove riprendere l’organizzazione delle attività sospese durante i lockdown. Siamo inoltre impegnati nella realizzazione di progetti dedicati alla promozione culturale e al contrasto della povertà educativa. Saremmo pertanto grati alle forze politiche e sociali se concentrassero le attenzioni sulla definizione di strategie in grado di rispondere ai processi di impoverimento economico e culturale aggravati dalla diffusione del virus, evitando di farsi distrarre da polemiche improduttive. Un volta ritirata, l’onda generata dal virus Covid-19 lascerà delle rovine sociali difficili da sanare. E' verso la necessaria opera di ricostruzione che occorre orientare l’impegno collettivo".

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