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"Cambiare la normativa sugli appalti pubblici": la Cgil promuove una legge di iniziativa popolare

La raccolta firme del sindacato confederale è partita mercoledì. L'obiettivo è quello di ottenere maggiori garanzie per i lavoratori impiegati nel sistema di assegnazione dei lavori pubblici e privati

Garanzia dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti privati e pubblici. Contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese. Tutela dell'occupazione nei cambi di appalto. Sono questi, in sintesi, i punti fondamentali della proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dalla Cgil, per modificare il sistema degli appalti pubblici. La raccolta delle firme è partita questa mattina anche a Pisa, in Logge dei Banchi. Per poter presentare di fronte al parlamento il progetto di legge servono, a livello nazionale, almeno 50mila firme. Una soglia che deve essere raggiunta entro la fine di aprile.

"Si tratta - spiega Caterina Ballanti, segretaria generale della Filcams Cgil di Pisa - di un disegno di legge che ha diversi obiettivi. Uno di questi è quello di contrastare le infiltrazioni mafiose e la corruzione nell'affidamento degli appalti eliminando, tra l'altro, anche il criterio del massimo ribasso che, spesso, genera una concorrenza sleale tra le imprese. Molte proposte riguardano invece la tutela del lavoratore dei suoi trattamenti retributivi e previdenziali, usciti ancora più indeboliti dopo l'approvazione del Jobs Act. Il primo decreto attuativo riferito a questa legge, infatti, fa si che nei cambi di appalto il dipendente, con alle spalle magari anni di anzianità ed esperienza, venga considerato come un neo assunto e che quindi  gli venga applicato non il vecchio contratto a tempo indeterminato, ma quello a tutele crescenti introdotto dal governo Renzi".

Altro punto importante l'esclusione, dalle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici, di quelle imprese che hanno violato gli obblighi nei confronti dei loro dipendenti. "Dai mancati pagamenti alla riduzione degli orari di lavoro - afferma Catia Santochi della Filcams Cgil - basterebbe inserire queste aziende in un apposito registro anticorruzione in modo che, una volta iscritte, poi non possano più partecipare a bandi pubblici". Secondo la Cgil la proposta di legge riguarderebbe, solo a Pisa, almeno 10mila lavoratori. "Ma probabilmente si tratta di una stima per difetto - conclude Santochi - i lavoratori che potrebbero essere coinvolti da questa legge sono tantissimi e appartengono ai settori più disparati: dalla ristorazione ai servizi di vigilanza, passando per i servizi cimiteriali".

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