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Cronaca

Ristoranti e pizzerie chiusi alle 18: "Lockdown di fatto per la nostra categoria"

Delusione, frustrazione e la sensazione di essere vittime di un "accanimento burocratico": i ristoranti e le pizzerie di Pisa si adeguano alle nuove restrizioni dell'ultimo Dpcm introdotto dal Governo

Routine e procedure lavorative sconvolte, abitudini alimentari da mutare e la grande incognita di non sapere cosa riserverà l'immediato futuro. L'orizzonte degli operatori della ristorazione pisana si è fatto decisamente più scuro dopo l'ultimo Dpcm introdotto nella giornata di domenica 25 ottobre. La chiusura forzata alle ore 18 ha preso in contropiede e contrariato tutti i lavoratori del settore: la sensazione più comune all'interno di questa parte del tessuto professionale cittadino e provinciale è di grande delusione e profondo disorientamento.
"Di fatto gli unici esercizi che sperimenteranno, nelle prossime settimane, un nuovo lockdown sono i nostri. Tutti gli altri lavoratori, fortunatamente, potranno continuare a svolgere le loro mansioni senza grosse differenze": Luca D'Auria, titolare della Pizzeria Fratelli D'Auria, e Daniela Petraglia, proprietaria del ristorante La Pergoletta e presidente di Confristoranti di Confcommercio Pisa, utilizzano parole ben precise per tratteggiare la nuova condizione lavorativa causata dalle ultime disposizioni del Governo. "Purtroppo siamo stati individuati come i principali capri espiatori dell'emergenza - aggiungono - nonostante i dati e le statistiche dimostrino che, nel corso dei mesi, non ci siano stati focolai o cluster nati all'interno dei locali di ristorazione".

Anche Ferdinando Coppola, proprietario de Il Pizzomane a Ghezzano, insieme a Giorgio Ciampi, titolare del Circolo Five to Five ad Asciano, non nascondono il disappunto per l'obbligo della chiusura alle 18: "Speravamo di poter sfruttare il primo turno della cena, quello che generalmente va dalle 20 alle 22. Mano a mano che uscivano le indiscrezioni dalle stanze dei bottoni si rafforzava però la sensazione di andare incontro all'ennesima beffa. In questo modo ci viene tagliata la fonte di introiti principale derivante dalle cene del fine settimana. I volumi della clientela da fine settembre si erano già ridotti fortemente: poter contare soltanto sul pranzo per molti esercenti significa una rimessa completa".
E' ancora più netto nella sua posizione Roberto Muscas, proprietario della pizzeria Gusto al 129: "Sarebbe stato meglio imporre la chiusura completa. Le istituzioni ci avrebbero evitato l'ennesima stoccata di nuove procedure, misure e restrizioni. Sia noi che i clienti siamo disorientati di fronte a continui cambi di rotta: fortunatamente i consumatori sono affezionati ai luoghi dove mangiamo meglio e più volentieri, ma a lungo andare anche loro vengono provati dalle costanti novità negative". Nessuno degli esercenti però ha perso la determinazione a rimanere in piedi e proporre il proprio servizio al pubblico: "L'arrabbiatura e la delusione per scelte difficili da comprendere sono enormi, ma ancora più grande è la voglia di rimboccarsi le maniche e superare anche questo ostacolo".

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Ecco perché, per esempio, la pizzeria Fratelli D'Auria punterà a spostare una parte massiccia dei clienti dai normali turni serali ai pranzi di questo periodo 'straordinario'. "Nel pomeriggio, fino alle 18, chi vorrà potrà gustarsi una bella merenda. E nel locale di mio fratello Giuseppe, Pomodoro e Mozzarella, proporremo un aperitivo rivisitato con il tema della pizza" spiega Luca D'Auria. Ferdinando Coppola invece può contare sul giro di lavoratori che quotidianamente gravita nella zona nord-est della città e delle zone limitrofe, "e proseguiremo con il servizio a domicilio e da asporto. Anche per salvaguardare il lavoro dei dipendenti".
Un pensiero che sta molto a cuore a Roberto Muscas, che al Gusto al 129 tornerà all'antico: "Siamo nati come locale diurno. Torneremo così a sfornare pizze per il pranzo e proseguiremo con il servizio da asporto". Giorgio Ciampi nel suo circolo invece proporrà "il pranzo nel fine settimana. Il sabato e la domenica chi vorrà, potrà venire da noi a mangiare in totale sicurezza. Durante la settimana invece terremo aperto soltanto il servizio di caffetteria". Ma in generale, come denuncia Daniela Petraglia, "la determinazione può faticare a fare fronte alle scadenze fiscali e alle difficoltà economiche che attanagliano il nostro settore da marzo".

Tutti gli operatori infatti concordano sull'aspetto della mancanza di organizzazione e lungimiranza da parte delle istituzioni: "Chi ci governa ha fallito su quasi tutta la linea. In particolare dà molto fastidio notare il continuo 'scarica barile' nei confronti dei cittadini: sta passando il messaggio che la responsabilità delle nuove restrizioni ricada esclusivamente sui comportamenti errati della popolazione. Quando, in realtà, gli errori in gran parte si concentrano a monte, all'apice della catena". E sull'indotto si focalizzano le ultime riflessioni dei ristoratori: "Il ciclo dell'economia è vicino al punto di rottura. Tralasciando gli ormai noti ristori promessi dal Governo, rimasti fermi in alcuni casi all'estate, preoccupa il fatto che l'indotto che sta dietro e attorno a una pizza o un primo piatto è in forte sofferenza. Per ciascun lavoratore con dei problemi, c'è una famiglia che deve superare ostacoli enormi. Nelle decisioni e nelle scelte del Governo non vediamo la forte consapevolezza della realtà".

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