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Cronaca

Cinghiali, il Comitato di cittadini: "Falsi allarmismi, si intervenga sulle cause"

Il gruppo cittadino 'Non Vogliamo una Toscana Rosso Sangue' interviene sul caso dell'agriturismo assediato dagli animali a Volterra, individuando nella caccia il problema originario della diffusione degli ungulati

A seguito della denuncia di Coldiretti circa un agriturismo assediato dai cinghiali a Volterra, con la conseguente richiesta di provvedimenti sul numero degli animali, riceviamo e pubblichiamo l'intervento del 'Comitato cittadino Non Vogliamo una Toscana Rosso Sangue'.

Negli ultimi mesi impazzano sui giornali e sui media toscani falsi allarmismi su pericolosi cinghiali, che assediano, inseguono, o quasi caricano dei poveri turisti o dei poveri agricoltori, allarmismo portato spesso avanti associazioni di categoria, che parlano di troppi cinghiali, senza tuttavia parlare di numeri, numeri che la Regione Toscana invia a chiunque ne faccia richiesta, derivanti da presunti censimenti degli ungulati toscani, che dimostrano che tali popolazioni non sono assolutamente aumentate ed anzi, in alcuni casi persino diminuite rispetto agli anni precedenti.

Qual è allora il problema reale della Toscana? In primis possiamo affermare che gli individui che spesso si avvicinano alle città o alle abitazioni, sono cuccioli che, con estrema probabilità, hanno perso le mamme durante i famosi abbattimenti selettivi o le battute, e che, di conseguenza, cercano cibo facile, perché non saprebbero altrimenti come sopravvivere. Altri animali, abituati ormai alle pasturazioni illecite che da anni vengono praticate sul territorio regionale, ricercano il cibo che gli viene gentilmente offerto nei boschi per permetterne un aumento di numero e quindi una buona annata venatoria, cibo identico a quello che gli animali ritrovano poi nei campi, invadendoli e provocando i danni di cui le associazioni di categoria si lamentano.  

Ciò nonostante, invece di concentrarsi sulle cause del problema, da mesi si continua ad agire su una presunta emergenza (non verificata da alcun dato scientifico), affidando la risoluzione del presunto problema ungulati, a coloro che lo creano ogni giorno: i cacciatori! Vogliamo invece rivolgere un occhio ai danni causati dalla caccia? Aumentano infatti di giorno in giorno le lamentele di cittadini toscani che si trovano a fronteggiare cacciatori nei propri terreni, che, invitati ad andar via, si rifiutano di farlo sfociando spesso in atti di violenza, come accaduto per esempio al signor Gianfranco Barsi, che venne fucilato nel suo uliveto in provincia di Lucca, dopo aver tentato di far rispettare la sua proprietà privata ad un cacciatore. Minacce e assedi da parte dei cacciatori, sono all’ordine del giorno per chi vive in campagna, tanto che spesso le persone comuni sono obbligate a tornare a vivere in città, o vivere chiuse nelle proprie abitazioni per paura di essere impallinate.

Se è poi vero che gli ungulati causano in Toscana molti incidenti stradali, circa 1000 l’anno, numero più o meno stabile da almeno 3 anni, vogliamo anche ricordare che nella stagione venatoria 2015-2016, in pochi mesi, sono state 111 le persone ferite durante la caccia, con ben 24 morti e, considerando che i cacciatori rappresentano il 2% della popolazione italiana, contro circa un 50% di proprietari di macchine, capiamo bene come il pericolo della caccia sia molto grave in tutta la nazione e ad oggi più che mai in Toscana, regione in cui i politici hanno aperto di fatto la caccia tutto l’anno, in forme molto diverse tra loro ma comunque tutti i giorni dell’anno, addirittura obbligando l’effettuazione degli interventi selettivi negli unici due giorni di silenzio venatorio (delibera 807 del 1.8.2016).

Da mesi molti cittadini toscani si stanno schierando contro queste pratiche e molte sono le soluzioni proposte, come incentivi per l’adozione di metodi ecologici, tra i quali recinzioni elettrificate, dissuasori sonori, luminosi, chiusura degli allevamenti di cinghiali e dei cinghialodromi (luoghi in cui vengono addestrati i cani da cinghiale), passerelle e sottopassi per l’attraversamento della fauna selvatica, ma la politica e le associazioni di categoria, sembrano più interessate a rivendere la carne di ungulati che a risolvere il problema, come dimostra l’inaugurazione recente di un macello dedicato proprio a questi animali, che, per legge, sarebbero un bene indisponibile dello stato e non un guadagno per pochi eletti armati di fucile.

Ammesso e concesso che esista un problema ungulati, se si continua ad agire sulle conseguenze e mai sulle cause, il problema continuerà ad esistere, così come le persone che ad oggi gridano ad un’emergenza e che contemporaneamente lucrano su di essa a scapito della collettività non armata!

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