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Cronaca

Circolo Agorà: "Solidarietà all’Ex Colorificio Occupato, un progetto nomade che apre gli occhi alla città su scandali e speculazioni"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Il direttivo del circolo agorà esprime la propria solidarietà alla lotta portata avanti dalle tante associazioni che compongono il progetto Rebeldìa, trasferitosi un anno fa in quello che è divenuto poi l’Ex Colorificio Occupato.

Una vicenda annosa, che ha trasformato un’importante esperienza collettiva in una “carovana occupante e nomade” in giro per la città, irriducibile agli sgomberi coatti e alla sordità di un’amministrazione locale punita severamente dall’ultimo risultato elettorale (astensionismo record e perdita di migliaia di voti dei partiti di governo locale), ma pervicacemente ancorata alla logica del muro di gomma verso le espressioni sociali, politiche, sindacali e culturali di base, tanto quanto molto recettiva a ogni forma di speculazione edilizia, commerciale, finanziaria e militare agente sui nostri territori.

Il “nomadismo” di Rebeldìa, sicuramente defatigante e punitivo per le decine di militanti di quell’esperienza, ha il pregio di portare o ri-portare alla luce vari scandali a cielo aperto lasciati dalle amministrazioni comunali succedutesi in questi anni alla guida del Comune di Pisa, oppure da una proprietà privata parassitaria e speculativa.

L’occupazione della mattonaia costringe di nuovo la città “ufficiale” a trattare un argomento scomodo, così come lo scandalo dei lavori alla cosiddetta “sesta porta” (costruita sottodimensionata e a corto di risorse per la conclusione dei lavori), assume un particolare rilievo perché partiti dopo lo sgombero di Rebeldìa di due anni fa.

Che dire poi dei 14.000 metri quadri della JPMorgan, lasciati all’incuria per oltre 8 anni e oggi al centro dell’attenzione grazie agli occupanti recentemente sloggiati? Lì un proprietario “al passo con i tempi”, dopo i velenosi attacchi agli occupanti e la richiesta (prontamente esaudita) di liberare l’area con la forza pubblica, lancia la proposta di cambio di destinazione d’uso, togliendo spazio alla produzione per farne alla speculazione edilizia.
Dobbiamo quindi ringraziare l’impegno di Rebeldìa, molto utile per tenere sulla graticola un potere pubblico/privato che sta facendo strame dei nostri territori e delle risorse accumulate attraverso una tassazione che strangola sempre di più i lavoratori dipendenti, i pensionati e le piccole imprese.

È ora che si trovi una soluzione definitiva per questo progetto collettivo, fornendo una sede pubblica o espropriandone una privata, per dare il giusto spazio alle attività socio/culturali di Rebeldìa.


 

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