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Cronaca

A Pisa la colonscopia a distanza: si chiama EndoRemoTics

Un passo avanti della tecnologia che ha già lanciato “E-worm”, il bruco indolore che esplora l’intestino avanzando da solo con spinte spontanee e meno rischi

È nata la colonscopia a distanza e si chiama EndoRemoTics®. La novità, tutta italiana e che è adottata con successo nell’Unità operativa di Gastroenterologia e malattie del ricambio dell’Aoup (diretta dal Dr. Giampaolo Bresci) dallo staff di endoscopisti composto dal Dr. Emanuele Tumino, dal Dr. Giuseppe Parisi e da Michele Bertoni, è un’ulteriore evoluzione della già nota colonscopia robotica, nata anch’essa a Pisa da uno spin-off universitario. L’avanzamento tecnologico, in questo caso, è stato reso possibile grazie all’interdisciplinarietà del team dell’Endotics®.

Il sistema Endotics® (il termine nasce dalla fusione delle parole ENDOscopia e robotica, in inglese roboTICS) è composto da una workstation, un software e una sonda robotica monouso (E-worm) grazie alla quale si riesce ad esplorare tutto il colon con la massima sicurezza (basti pensare al vantaggio di non dover disinfettare lo strumento) e comfort per il paziente. 

Quest’ultimo aspetto è il più importante in quanto è il dolore la causa principale della mancata aderenza ai programmi di screening del tumore al colon che, nei casi più gravi, scoraggia anche le persone risultate positive al test del sangue occulto nelle feci. Infatti, secondo i dati forniti dall’Osservatorio nazionale screening, le persone che appartengono a questa categoria sono 1 su 5  e, in questi casi, la probabilità di evoluzione della patologia verso forme più gravi è molto alta (dal 30% al 40%). Solo in Italia, ci sono oltre 30 mila nuovi casi all’anno di tumore al colon e la diagnosi precoce potrebbe evitare le forme più gravi di patologia.

Con EndoRemoTics, al comfort per i pazienti, si aggiunge ora una nuova caratteristica, che solo pochi anni fa sarebbe stata considerata avveniristica, utile soprattutto agli operatori. Il dispositivo consente infatti all’operatore di chiedere il supporto e/o un consulto, durante la procedura, ad un altro operatore, magari più esperto, che si trova altrove (per adesso nell’ambito della stessa rete ospedaliera intranet) il quale, una volta inserita la sonda nel paziente, potrà guidarla fino all’intestino cieco.

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