Referendum sulla moschea, il Comitato dei Garanti: "E' inammissibile"
Secondo l'organo comunale il quesito referendario è in contrasto con l'Ordinamento italiano ed in particolare con gli articoli 3 e 19 della Costituzione
Il referendum sulla costruzione della moschea a Porta a Lucca è inamissibile. E' questa la decisione presa a maggioranza assoluta dei componenti dal Comitato dei Garanti del Comune di Pisa. "Il quesito referendario - si legge nel verbale della seduta - nasconde in realtà l'intenzione di impedire per motivi discriminatori la costruzione di un edificio di culto. Questa circostanza contrasta con i principi generali dell'Ordinamento" ed in particolare "con gli articoli 3 e 19 della Costituzione". Un aspetto che il Comitato dei Garanti aveva tra l'altro già messo in evidenza nel corso del precedente procedimento originariamente proposto dal comitato 'No Moschea' (poi bocciato per un problema di autenticazione nelle firme raccolte) e rafforzato da due recenti sentenze della Corte Costituzionale (63/2016 e 67/2017).
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Alla luce di queste due sentenze i garanti hanno ritenuto inammissibile anche il nuovo quesito referendario promosso dal comitato 'Il Popolo decide'. "Non si può non ribadire - si legge nel verbale del Comitato dei Garanti - che la costruzione di un edificio di culto integra un diritto fondamentale, espressione della liberta religiosa individuale e collettiva, protetta e garantita dalla Costituzione". Il Comitato dei Garanti evidenzia poi altri aspetti. Innanzitutto il fatto che "la comunità islamica di Pisa è membro dell''Unione delle comunità islamiche italiane che, il 1 febbraio 2017, ha siglato con il ministro dell'interno il 'Patto nazionale per l'Islam Italiano'". Un atto che, fra le altre cose, impegna i comuni "a garantire idonee sedi di culto alle comunità islamiche".
Il Comitato dei Garanti rileva poi come il "quesito proposto integra anche l'ipotesi di inamissibilità prevista dall'articolo 56 dello Statuto Comunale di Pisa in quanto è tale da generare equivoci sostanziali perchè la sua formulazione non corrisponde alle effetive intenzioni dei proponenti". I garanti nei mesi scorsi avevano infatti sentito in audizione i promotori della consultazione referendaria i quali avevano affermato che l'obiettivo del referendum "non era quello di ostacolare la costruzione di una moschea" ma solo quello di "favorire la partecipazione democratica" senza ulteriori finalità politiche. Intenzione apparsa però in contrasto con le evidenze riscontrate dai Garanti, "tra cui articoli di giornale e materiale di propaganda", dalle quali è invece emerso come il referedum sia inteso "ad impedire la costruzione di una moschea a Pisa per motivi di natura discriminatoria".
Sulla decisione del Comitato dei Garanti interviene la consigliera comunale del Pd, Francesca del Corso. "Finalmente - afferma la cosigliera Pd - si è fatta chiarezza su un diritto fondamentale dei cittadini stabilito dalla nostra Costituzione, oltre che dall’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, del 10 dicembre 1948. Il fondamentalismo religioso si combatte garantendo le identità culturali e religiose di ciascuno, quindi il miglior strumento di neutralizzazione del fondamentalismo (di qualunque fondamentalismo!) è la diffusione della cultura. Ben venga la moschea a Pisa, città che nei secoli ha sempre vissuto scambi di saperi culture e religioni, perché una società inclusiva, dove i diritti di ogni essere umano sono al centro dell’azione politica, dove la libertà religiosa è un valore intangibile e difeso per tutti i credenti, è l’unico modo di dare futuro ad un occidente che crede di poter cancellare la diversità e la pluralità in nome della libertà e della sicurezza".