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Cronaca

Coronavirus, i monoclonali funzionano: Pisa al vertice in Toscana e in Italia

Da marzo 2021 sono state guarite circa 400 persone con le terapie approvate da Aifa e sviluppate in uno studio di ricerca dall'Aoup

Una strada alternativa al ricovero nelle strutture ospedaliere, per sconfiggere il Covid, esiste. Ed è anche l'unica delle terapie "estranee al vaccino" tanto sbandierate dai cosiddetti no vax. Lo sottolinea a chiare lettere il dottor Marco Falcone, direttore in pectore dell'Unità operativa di Malattie infettive dell'Aoup (in attesa della nomina ufficiale del successore del professor Francesco Menichetti, da pochi giorni in pensione): "Gli anticorpi monoclonali rappresentano in questo momento l'unica terapia vincente contro il Coronavirus. Non ne esistono altre. Le strade, di fronte a questo flagello, sono due: il vaccino, per scongiurare il contagio e lo sviluppo di sintomi gravi; oppure la malattia. I positivi possono guarire spontaneamente, grazie al loro sistema immunitario, oppure possono avere la necessità di un supporto più importante: il ricovero in ospedale oppure il ricorso alla terapia con i monoclonali. Altre soluzioni, allo stato attuale delle cose, non esistono".

E proprio nella somministrazione degli anticorpi monoclonali, dall'avvio della campagna a marzo 2021, Pisa si è distinta come una delle province più attive in Toscana e in tutta Italia. Lo confermano i dati raccolti in stretta collaborazione dall'Azienda ospedaliera e dai medici di base dell'Asl Toscana nord ovest: complessivamente sono state circa 400 le persone curate con questa terapia. "In molti casi - puntualizza il dottor Falcone - sono stati curati con tempestività individui che, altrimenti, sarebbero andati incontro al rischio di sviluppare sintomatologie gravi, potenzialmente pericolose anche per la loro vita". La provincia di Pisa si unisce a quelle di Firenze e Arezzo nell'elenco dei territori dove i monoclonali sono stati applicati con più frequenza e successo: la Toscana rappresenta oltre il 17% del totale dei monoclonali somministrati, e con il Veneto e il Lazio contribuisce al 60% del totale nazionale.

"Un dato che certifica il circolo virtuoso costruito in tandem dagli specialisti dell'Aoup e la rete dei medici di base - sottolinea con orgoglio Luca Puccetti, segretario provinciale Fimmg - il protocollo infatti prevede la pronta segnalazione da parte del medico nel momento in cui un paziente presenta il tampone positivo. Il malato può scegliere se aderire alla terapia oppure no. Nel primo caso, viene preso in carico entro 72 ore dal sistema ospedaliero per la somministrazione degli anticorpi monoclonali". Questi ultimi appartengono a due macrofamiglie: una approvata da Aifa, un'altra sviluppata attraverso uno studio di ricerca dall'Azienda ospedaliero universitaria pisana.

I monoclonali approvati dall'ente regolatore nazionali sono quelli prodotti da Eli Lilly e Regeneron Roche, quelli somministrati nell'ambito dello studio dell'Aoup sono prodotti da Astrazeneca e Tls, l'azienda che ha sede nel senese. "I monoclonali approvati da Aifa generalmente vengono somministrati ai pazienti fragili o con sintomatologia più severa - spiegano Puccetti e Falcone - gli altri invece vanno alle persone che non presentano problemi gravi". La terapia con gli anticorpi monoclonali rappresenta "lo strumento più valido per scongiurare il ricovero in ospedale - conclude il dirigente di Malattie Infettive - con riflessi positivi anche sul carico che la struttura si trova a gestire. Entro la fine dell'anno arriveranno anche gli antivirali orali, che potranno essere somministrati direttamente dai medici di base. Un alleato in più molto importante nella lotta al Covid".

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