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Cronaca San Rossore

Crisi dell'ippica, travolta l'agricoltura: la biada resta nei capannoni

Secondo una stima di Coldiretti gli ordini sono crollati del 70% e i pagamenti avvengono in ritardo. Almeno una decina le imprese che riforniscono le scuderie del Centro Nord Italia e l'ippodromo di San Rossore

La crisi dell’Ippica inguaia anche l’agricoltura. Nella filiera dell’ippica, delle scommesse e dei fantini, c’è anche un pezzo dell’agricoltura finita sulla corsia sbagliata. Sono almeno una decina nel pisano, alcune storiche e da sempre legate all’ippica, le aziende agricole che riforniscono fieno, paglia, avena e biada per l’alimentazione dei cavalli alle scuderie e stalle che ruotano attorno ai principali ippodromi del Centro Nord Italia, tra cui  l'ippodromo di San Rossore, che rischiano un drastico ridimensionamento se non addirittura di chiudere. I motivi che stanno portando l’ippica nazionale verso la serrata sono molteplici: dal progressivo taglio dei montepremi delle corse ai premi corrisposti in ritardo che impediscono una normale gestione delle scuderie alla promessa, poi negata da parte del Governo, di riforma del settore che tutti gli operatori ippici invocano da più parti. In mezzo c’è finita anche l’agricoltura, uno degli anelli strategici per la filiera del cavallo costretta oggi a fare i conti con ritardi di pagamento e rotoli e rotoli di paglia invenduta ammassati nei capannoni.

A puntare i riflettori su un pezzo importante dell’agricoltura è Coldiretti che intende portare all’attenzione delle istituzioni il forte legame tra agricoltura e ippica fino ad oggi sottaciuto; un legame che va al di là del lato economico come spiega Fabrizio Filippi, presidente provinciale Coldiretti: “Le imprese agricole che lavorano nella filiera dell’ippica stanno continuando a rifornire le scuderie nonostante i ritardi di pagamento e le difficoltà evidenti che ne conseguono. Ma - sottolinea Filippi - c’è sempre stata una serietà in questo settore, tra gli addetti ai lavori, nella filiera, che ha contribuito a creare rapporti seri e validi tra le imprese agricole e le scuderie. Un grande atto di responsabilità per tentare di tenere in piedi un settore che per Pisa e per il nostro Paese è sempre stato storicamente importante. Non si può staccare la spina ad un comparto così importante; le imprese agricole non lo hanno fatto ma per quanto potranno andare avanti? Ci aspettiamo - rilancia - la stessa responsabilità anche da parte del Governo”.

Gli ordini, secondo un monitoraggio di Coldiretti tra le aziende, sono crollati fino al 70% nell’ultimo anno in conseguenza alla riduzione del numero dei cavalli presenti nelle scuderie: “Alcune scuderie hanno già chiuso, altre sono in procinto di farlo ed altre ancora hanno dovuto ridurre drasticamente il numero di cavalli - analizza Filippi - se non ci sono cavalli anche fieno, avena, paglia non sono più necessari”. In giro per le campagne pisane i capannoni agricoli sono pieni zeppi di balle di paglia e fieno. Sul mercato un rotolo di paglia può costare tra i 20-30 euro a rotolo, mentre uno di fieno tra i 40-55 euro (iva esclusa): “L’invenduto è attualmente più del venduto - spiega ancora - e ci sono fatture che risalgono addirittura al 2012 non pagate ed i pagamenti arrivano a singhiozzo e tra enormi difficoltà”. Coldiretti spezza un’altra lancia a favore dei titolari delle scuderie: “Hanno sempre pagato nei tempi e termini pattuiti - precisa - ora non ce la fanno più”.

Nell’economia di un’impresa agricola l’ippica rappresenta tra il 30% ed il 50% del fatturato totale: “La diversificazione, la multifunzionalità - fa notare ancora Filippi - consentono alle imprese agricole di sopravvivere e di reagire ai contraccolpi del mercato; appare però evidente che la nostra economia non si può permettere di perdere, soprattutto oggi, un settore strategico come l’ippica”.

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