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Cronaca

Turismo in ginocchio, gli operatori pisani: "Prima del 2023 non ci sarà ripresa"

Guide turistiche, agenzie di viaggio, strutture alberghiere: la crisi colpisce duro nell'indotto turistico. Calo del fatturato attorno al 70%

Piazza dei Miracoli in bianco e nero, priva dei colori sgargianti dei turisti stranieri. Piazza dei Cavalieri silenziosa, ovattata: il vociare dei gruppi vacanza e delle gite organizzate sono spenti. I lungarni privi delle persone con il naso all'insù e la macchina fotografica a portata di mano. E' un orizzonte che, purtroppo, esattamente da un anno è diventato familiare per la nostra quotidianità. Mai avremmo immaginato che Pisa, una delle mete preferite dai viaggiatori nostrani e stranieri, si sarebbe trasformata in una città abitata esclusivamente da suoi residenti, obbligati a frequentare le sue strade il meno possibile.

Eppure l'emergenza Coronavirus, dopo dodici mesi di allarmi, ondate, chiusure e timidi tentativi di ripartenza, non accenna a diminuire la sua presa. Così gli operatori dell'indotto turistico si ritrovano a fare i conti con le perdite accumulate nei 365 giorni trascorsi dal primo lockdown e con prospettive ancora nerissime. Roberto Tommasoni (presidente Connfalberghi di Confcommercio), Maurizio Nardi (referente delle agenzie di viaggio per Confcommercio), Antonella Cinini (presidente Confguide di Confcommercio) e Silvia Piccini (guida turistica a Pisa dal 1987) ci hanno accompagnato in un viaggio attraverso le problematiche del settore.

"Pochi sussidi, discontinui e mal gestiti da parte dello Stato": il primo tasto dolente messo in evidenza dagli operatori è quello dei risarcimenti statali. In particolare le guide turistiche hanno accusato i problemi maggiori, "perché per la maggior parte dei casi siamo lavoratori autonomi, dotati di partita Iva - spiegano Cinini e Piccini - e non godiamo delle tutele assistenziali dei liberi professionisti e di altre categorie di lavoratori. Dopo i primi due bonus dell'Inps di aprile e maggio 2020, i contributi sono arrivati a singhiozzo. E la stragrande maggioranza dei lavoratori li sta ancora attendendo". Una serie di contributi che "sono serviti a malapena a coprire le spese minime, come la spesa per la famiglia e le bollette della casa. Tutto il resto è una rimessa continua".

Anche per gli operatori delle agenzie di viaggio la situazione non è migliore: "Gli 800 milioni di euro stanziati dal Mibact per coprire l'inattività da marzo ad agosto 2020 sono arrivati a circa metà delle agenzie. L'eccessiva burocrazia sta creando ulteriori ostacoli. Le perdite di fatturato si aggirano sul 50-60%: un dato che, in una situazione di normalità, costringerebbe gli imprenditori a portare i libri contabili in tribunale per il fallimento. E il blocco dei licenziamenti è solamente un palliativo: la situazione rischia seriamente di esplodere".

A chi pensa che con l'arrivo della bella stagione il quadro migliorerà, gli operatori rispondono con i freddi numeri: "Nel nostro settore non si può improvvisare dall'oggi al domani. La programmazione è annuale: la sensazione quindi è che anche l'estate 2021 sia praticamente persa". Maurizio Nardi spiega che "per poter accennare a un minimo di ripresa, ci sarebbe bisogno di installare dei corridoi turistici definiti da protocolli sanitari come già predisposto in Francia e Germania, ad esempio: con tampone negativo a 72 ore dalla partenza, ripetuto al ritorno dal Paese straniero, si può viaggiare. Perché in Italia ancora non viene preso in considerazione?".

L'incertezza del futuro prossimo per forza di cose sta pesando anche sul desiderio dei consumatori di rompere la monotonia dei mesi trascorsi tra chiusure e restrizioni, "ma non è con il bonus vacanze che si può rimettere in moto l'indotto turistico" sottolineano gli operatori. "Perché questi bonus non sono spendibili presso agenzie e tour operator - commenta Nardi - e così facendo si alimenta il mercato dei colossi del web, che in Italia non lasciano alcun tipo di ricchezza e penalizzano gli operatori".

E quindi quali sono le tempistiche per ritrovare un flusso turistico a livelli quanto meno 'accettabili'? "Non prima del 2023" concordano gli intervistati. "Si tratta di una previsione realistica" evidenzia Antonella Cinini. "C'è voglia di tornare alla normalità - prosegue - ma in tanti hanno comprensibilimente il timore di tornare a frequentare luoghi affollati, come potrebbero essere le città d'arte. In questo senso Pisa è fortemente penalizzata: il suo territorio non si presta molto al cosiddetto turismo esperienziale: è una città fortemente radicata nell'offerta museale e artistica. L'incertezza che regnerà sovrana anche nei prossimi mesi non faciliterà la ripresa del turismo".

Roberto Tommasoni conclude con una considerazione amara: "Gli imprenditori ce la mettono tutta per pensare con fiducia al futuro. Ma dalle istituzioni manca il sostegno necessario per tradurre l'ottimismo in azioni concrete. Si parla moltissimo del momento della ripartenza, del ritorno alla normalità. Ma il vero interrogativo è 'in che modo torneremo alla normalità'?. Perché mancano le basi sulle quali ricostruire l'indotto turistico: i viaggi organizzati, le crociere, le gite scolastiche, i convegni di lavoro e accademici sono azzerati. I vaccini in parte potrebbero risolvere questa impasse, ma di questo passo la strada è lunghissima. E l'orizzonte nel frattempo si fa sempre più scuro".

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