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Cronaca

Da rivedere la legge regionale sugli impianti di radiocomunicazione

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

E' appena passata in VI Commissione Consiliare la Proposta di Legge n°70/11 riguardante la disciplina degli impianti di radiocomunicazioni, ed approderà nella seduta della prossima settimana in Consiglio Regionale per l'approvazione.

La stesura proposta ci lascia alquanto perplessi, perché evidenzia delle criticità che, a nostro avviso, potrebbero compromettere la stessa costituzionalità del testo. Infatti, vista alla luce dei pronunciamenti giurisprudenziali ed all'esperienza di altre Regioni, ravvisiamo criticità di due ordini.

In primis il testo presenta incongruenze di carattere strutturale: la Proposta di Legge ha negli obiettivi quello di dare strumenti gestionali ai Comuni ma indica un metodo, quello del Regolamento con criteri urbanistici (tecnicamente non sufficienti), che la disciplina giuridica ha abbondantemente e a tutti i livelli dichiarato inidoneo e debole.

Inoltre esclude l'unico strumento realmente adeguato, tra l'altro consentito dalla Legge Quadro 36/2001 e persino dallo stesso codice delle comunicazioni (DLgs 259/03): il piano comunale degli impianti. Pensiamo che non prevederlo sia una debolezza della Proposta di Legge, viste le recenti sentenze del Consiglio di Stato in merito alla sancita facoltà pianificatoria dei Comuni.

In secondo luogo si profilerebbe, sempre secondo la Proposta di Legge, la creazione di una Super ArpaT, con poteri non previsti da alcuna Legge Nazionale ed in evidente ed imbarazzante conflitto di ruolo: infatti diverrebbe, in regime di esclusiva, unico soggetto a poter fare da consulente delle parti in gioco, dirimere questioni nella Commissione Tecnica che presiederebbe, e comunicare ai Comuni quanto programmato dai gestori: inoltre deve svolgere anche la funzione di vigilanza e controllo, questa sì prevista dalla Legge costitutiva dell'Agenzia, magari sugli stessi progetti su cui ha dato soluzioni tecniche o di cui è stata consulente.

Tra l'altro, questo ruolo di centralità dell'ArpaT determinerebbe come inevitabile conseguenza la riduzione se non l'azzeramento delle attività di consulenza delle aziende private che operano nel settore e che in Toscana hanno maturato una decennale esperienza di prestigio, riconosciuta a livello nazionale.

Allo stesso modo si rischia di vanificare anche gli sforzi di vari Dipartimenti Universitari della Toscana che nella creazione di figure specializzate nel settore, quali ad esempio quella degli Ingegneri ambientali, hanno investito.

Come già esplicitato in occasione dell'audizione presso la stessa VI Commissione, con le osservazioni e proposte di modifica illustrate, la nostra intenzione non è quella di porre ostacoli od impedimenti strumentali alle installazioni: crediamo solo che vadano disciplinate secondo criteri di minimizzazione delle esposizioni e con seri processi di programmazione da parte dei Comuni.

Il Piano della Telefonia con procedure trasparenti e partecipate rimane, allo stato attuale, lo strumento più efficace rivolto alla gestione della tematica, e in una visione ottimale per la tutela della salute della popolazione.

Alfio Turco, amministratore Polab

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