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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ungulati, triplicati i danni all'agricoltura: Coldiretti chiede provvedimenti

Dati davvero preoccupanti quelli relativi ai danni all'agricoltura provocati soprattutto da cinghiali, ma anche da daini e caprioli. I coltivatori sono 'inferociti' e parte la mobilitazione di Coldiretti: "La priorità è ridurre drasticamente la popolazione della fauna selvatica”

Quasi triplicati i danni alle culture agricolo provocati dalla fauna selvatica. Nel 2012 hanno superato i 200 mila euro, il 129% in più rispetto al 2011. Quasi ai livelli record del 2008 quando cinghiali, daini, caprioli, mufloni riuscirono a danneggiare 217 mila euro di produzioni agricole (dati Osservatorio regionale). Più della metà sono da imputare all’azione devastante dei cinghiali, la specie più numerosa e famelica. Coldiretti Pisa è pronta a dare il via ad una nuova campagna su tutto il territorio provinciale e regionale per protestare e denunciare il completo fallimento della politica degli abbattimenti straordinari e dei risarcimenti agli agricoltori. Previsti una serie di incontri su tutto il territorio. Intanto, anche nella prima parte del 2014, le segnalazioni di devastazioni alle culture sembrano non diminuire. Gli ultimi casi a Pomarance, nella Val di Cecina, una delle aree più segnate dalla piaga dei cinghiali, ed il Valdarno, Montopoli dove Ottorino Turini, storico agricoltore, si è visto 'asfaltare' 3mila euro in valore di mais.

Impotenti e 'disarmati' di fronte alla furia degli ungulati e ad una popolazione in costante aumento che sembra inarrestabile, Coldiretti torna a chiedere alla “Regione Toscana, alla Provincia di Pisa e all’Ambito Territoriale di Caccia di cambiare passo per risolvere un’emergenza che fino a qui è stata gestita con misure ed interventi inadeguati. Il risarcimento - rilancia Fabrizio Filippi, presidente provinciale Coldiretti - non è la soluzione; non è quello che vogliamo. La priorità è ridurre drasticamente la popolazione della fauna selvatica”. Inutili anche in questi mesi i tentativi di mediazione, le proteste, gli infiniti solleciti da parte degli agricoltori che da ogni angolo della provincia di Pisa denunciano, con ricorrenza incredibile, di dover convivere con la minaccia dei cinghiali o dei caprioli. A volte sono delle vere e proprie mandrie a sfondare recinti per cibarsi di grano, orzo ed avena. “Ne sono stati contati 43 esemplari in un colpo solo - racconta Filippi - il proprietario non voleva crederci. Le recinzioni elettriche sono state completamente inutili”. A chiedere il contingentamento urgente è stato, nelle scorse settimane, anche Fausto Cantini, imprenditore cerealicolo nella frazione di Montecastelli Pisani a Castelnuovo Val di Cecina. “Non ce l’ho con i cacciatori - precisa Cantini - ma di chi sono questi cinghiali? Sicuramente non sono miei. Preferirei non avere un centesimo di rimborso e vivere dei miei prodotti che ritrovarmi ad essere costretto a denunciare i danni che ormai subiamo periodicamente. Io vivo di quello che produco”.

Mai come quest’anno il numero di cinghiali a spasso per i boschi sembra fuori controllo. Complici le piogge, si spingono ormai ogni giorno, anche in pieno giorno, fino sotto le finestre della aziende agricole sfidando la presenza dell’uomo. Sono già decine le richieste di risarcimento inviate all’Atc. Alcune per aver perso addirittura l’80% del raccolto. “La questione non è più rimandabile oltre e i risarcimenti, per quanto importanti, non ripagano il lavoro ed il sacrificio di chi fa agricoltura - spiega Aniello Ascolese, direttore provinciale Coldiretti - le aziende agricole dovrebbero essere al centro della catena alimentare del consumatore, e non per gli ungulati”.

La presenza di cinghiali, caprioli, daini e storni ha effetti anche su alcune produzioni molto importanti per il Pil agricolo pisano come la viticoltura e sulla stabilità idrogeologica dei terreni. Secondo la principale organizzazione agricola toscana il numero ormai fuori controllo della fauna selvatica avrebbe un peso specifico molto elevato nell’abbandono e nella progressiva erosione dei vigneti in tutta la regione in particolare nelle aree montane, marginali e svantaggiate dove la presenza dell’agricoltura e delle imprese agricole gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’assetto e della stabilità idrogeologica dei terreni. Ad essere minacciate, oltre alle viti che rappresentano un parte importantissima dell’economica agricola regionale, ci sono anche tutte una serie di piccole e particolari varietà autoctone locali 'recuperate' e valorizzate con fatica dagli agricoltori che ora rischiano di 'sparire'. La presenza degli ungulati sta scacciando molti agricoltori e tantissimi hobbisti dalle nostre montagne: “La presenza dell’agricoltura, professionale ma anche e spesso part-time in territori montani dove la cultura dell’orto domestico è molto radicata, è di estrema importanza. Gli ungulati stanno mettendo a rischio tutte quelle varietà legate al territorio che rappresentano - conclude Filippi - la nostra storia, le nostre radici, la nostra cultura agricola a scapito di varietà internazionali che omologano i prodotti e ci rendono esattamente uguali a tutti gli altri. Non si tratta di un danno solo economico ma culturale ed agricolo incalcolabile”.

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