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Cronaca

In Toscana si riduce la produzione dei rifiuti e sale la differenziata al 62%

E' quanto emerge dai dati 2020 Ispra analizzati da Arpat. A Pisa 552 chili pro capite in un anno

Nel 2020 in Toscana è calata la produzione di rifiuti urbani, mentre è aumentata la percentuale di raccolta differenziata che ha raggiunto il 62%. Lo fa notare l'Arpat analizzando il rapporto sui rifiuti di Ispra, pubblicato recentemente, che prende come oggetto dello studio il primo anno di pandemia. Così se nel 2019 in regione la produzione di rifiuti urbani si era attestata a 898.625 tonnellate, nel 2020 le tonnellate sono state circa 90.000 in meno: 809.797.

Tradotto, circa 617 chili a cittadino nel 2019 che scendono a 587 l'anno dopo. Trenta in meno, una cifra che posizionando la regione, dopo molti anni, sotto la soglia dei 600 chili per abitante l'anno. Dai dati, quindi, "possiamo affermare che chiusure e restrizioni hanno frenato la produzione di rifiuti urbani", anche la quantità registrata lascia la regione lontana dalla media italiana, ferma a 488 chili (qui 99 chili in più).

Per quanto riguarda i dati relativi alle singole province toscane, la situazione si presenta variegata: Massa Carrara, Lucca, Livorno e Grosseto rimangono al di sopra dei 600 chili per abitante l'anno; mentre Pistoia fa registrare il dato più basso, 544 chili, seguita da Pisa (552) e Firenze (558). Il capoluogo toscano, destinazione turistica per eccellenza, passa da una produzione pro capite pari a 604 chili, nel 2019, a 558, con una differenza di 46 chili per cittadino. Diverso destino invece per la raccolta differenziata "che, per fortuna, continua ad aumenta raggiungendo nel 2020 il 62%, percentuale sempre più vicino al 'fatidico' 65%", obiettivo che si sarebbe dovuto raggiungere entro il 31 dicembre 2012, si sottolinea. Qui, tra le frazioni di rifiuti urbani più raccolte in modo differenziato, troviamo l'organico che raggiunge il 40%.

Fonte Agenzia Dire

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