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Carcere Don Bosco, droga nel penitenziario: entrava dalla sala colloqui

A rendere nota la scoperta effettuata dagli agenti di Polizia Penitenziaria è il vice segretario generale del Sippe Romeo Chierchia che chiede provvedimenti al Governo affinchè venga risolta la situazione all'interno delle carceri

Brutte sorpresa ieri mattina durante una maxi perquisizione nel carcere di Pisa: gli agenti della Polizia Penitenziaria, unitamente al gruppo cinofili, hanno rinvenuto sostanze illecite all'interno delle camere detentive.

"Queste cose - commenta il vice segretario generale del Sippe Romeo Chierchia - avvengono perché le carceri Italiane sono piene e la stragrande maggioranza dei detenuti sono extracomunitari e ciò penalizza il controllo e l'osservazione da parte di chi espleta la funzione dell'ordine e sicurezza delle carceri".

La droga con molta probabilità veniva introdotta nel reparto colloqui, quando i familiari andavano a trovare i detenuti nel penitenziario pisano.

"Il risultato - aggiunge Chierchia - è encomiabile. Il lavoro degli operatori di Polizia Penitenziaria, nonostante che siano sottoposti a turni massacranti, costretti a lavorare in un ambiente difficile, magari a centinaia di chilometri da casa, hanno dato il massimo per mantenere alto il buon nome dell'istituto penitenziario, visto il recente passato negativo".

Intanto la politica, salvo qualche eccezione, appare al vice segretario abbastanza distante dai problemi della realtà carceraria.

"Mi fanno ridere - ironizza il vice segretario generale - prendiamo il provvedimento cosiddetto 'svuota carceri' rappresenta una goccia nel mare. Se si vuole davvero affrontare il problema del sovraffollamento serve una legge di amnistia non serve l'indulto. Il Parlamento deve assumersi questa responsabilità davanti al Paese. Il carcere deve essere l'ex-trema ratio alla quale il giudice deve ricorrere quando non ha altre alternative. Bisogna anche pensare ad altri strumenti e personalmente suggerisco 'la cauzione' per alcuni reati. La classe politica non può restare inerte di fronte anche alle tante condanne in sede comunitaria che il nostro Paese subisce per le condizioni disumane in cui si trovano i nostri detenuti. Se andiamo avanti così le prossime condanne saranno per lo sfruttamento del lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria costretti a lavorare duramente per coprire più posti di servizio contemporaneamente e a volte anche quattro posti consecutivi, con le conseguenze, in termini di salute, stress e tensione e senza riconoscere il giusto equilibrio economico".

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